Il prete di Mediterranea. La definizione di quel che fa don Mattia Ferrari, nella vulgata comune, è questa. Ma come è arrivato a diventare il cappellano della Mare Jonio è una storia che ha a che fare, come sempre accade nella vita di ciascuna e ciascuno di noi, con gli incontri. Perché le strade che si scelgono, soprattutto ai bivi dei propri percorsi, sono determinate dalle persone che si incrociano e lasciano un segno.
Uno dei tanti incontri che si trovano in questo libro è quello con i centri sociali. Luoghi per convenzione di pensiero lontani da quel che è la Chiesa. Non in questa storia, non nella storia di don Mattia e Mediterranea saving humans, piattaforma di realtà della società civile e azione non governativa che ha come commissione i salvataggi in quel Mediterraneo cimitero di vite.
Ma non è solo questo, la denuncia di quel che accade per mare, in Libia, in Tunisia, quel che si trova tra le pagine scritte da Ferrari; c’è lo svelamento di quella grande bugia che tutte e tutti ci circonda: il mondo va così, non ci si può far nulla. C’è quella violenza simbolica che ci vuole imporre una visione del mondo a cui non possiamo soccombere, rimanere indifferenti.
C’è la chiave di quella rivoluzione che passa dalla sovversione politica e cognitiva, che passa sì attraverso il sapere, la consapevolezza, ma anche (forse soprattutto) attraverso il cuore che muove all’azione. Un’azione che ha la necessità di conoscere realtà che raccontano che si può fare, come accade a Roma, al Spin Time.