Sono state fissate per il prossimo 25 di settembre le elezioni legislative, municipali e regionali nell’arcipelago di São Tomé e Príncipe. Paese insulare con poco più di 200mila abitanti, immerso nel Golfo di Guinea, São Tomé e Príncipe è considerato come uno dei migliori esempi di democrazia africana, nonostante i due colpi di stato tentati nel 2003 e nel 2009, e andati a vuoto.
Dalla svolta democratica degli anni Novanta, Sâo Tomé e Príncipe ha adottato un sistema semi-presidenzialista, con elezione diretta del presidente della repubblica e un primo ministro che guida l’esecutivo. Il parlamento (Assemblea nazionale) è composto da 55 seggi e il governo è il risultato di accordi postelettorali fra i partiti.
Lo scorso anno si sono svolte le elezioni presidenziali, vinte al secondo turno da Carlos Vila Nova, rappresentante del partito di maggioranza relativa dell’arcipelago, l’Azione democratica indipendente (Adi), oggi però all’opposizione. Fra tre mesi sarà la volta del rinnovo del parlamento (oltre che degli enti locali), e quindi della formazione del nuovo governo, in una disputa che si preannuncia assai accesa.
L’ex partito unico, il Movimento di liberazione di São Tomé e Príncipe (Mlstp), di ispirazione socialdemocratica, se la dovrà vedere col partito centrista di Patrice Trovoada, l’Adi, mentre altre formazioni politiche minori movimenteranno la dinamica democratica dell’arcipelago.
Fra di esse, le due che attualmente sono presenti in parlamento: l’alleanza Pcd-Mdfm-Udd, che sta formando la maggioranza di governo con l’Mlstp, e il Movimento cittadino indipendente di São Tomé e Príncipe (Mcistp), dal 2020 diventato partito socialista.
La nuova Commissione elettorale nazionale (Cen), appena nominata dal parlamento, sarà presieduta dal giudice José Carlos Barreiro e sarà composta da otto membri, fra rappresentanti dei partiti con presenza parlamentare e di ministeri chiave.
Uno dei punti caldi che la nuova Cen dovrà affrontare riguarda i nuovi elettori: se, cioè, questi dovranno passare per un censimento, oppure la scelta sarà lasciare inalterati i registri elettorali precedenti. Una decisione, ha già dichiarato il nuovo presidente Barreiro, che la Commissione assumerà collegialmente e secondo le disposizioni di legge, senza alcuna manovra per favorire questo o quel partito.
Il clima è già sufficientemente surriscaldato: da una parte, l’Adi non ha risparmiato critiche al governo di coalizione presieduto da Jorge Bom Jesus: Alexandra Guadalupe, portavoce dell’Adi, ha recentemente ricordato come l’attuale esecutivo sia stato incapace di gestire la questione energetica, che a São Tomé e Príncipe significa il serio rischio di lasciare tutto il paese nella più completa oscurità, mentre anche sulla diffusione della dengue, la Guadalupe ha espresso critiche feroci verso il governo.
Infine, anche la disputa sul censimento per i nuovi elettori costituisce un aspetto su cui l’Adi sta in questi giorni particolarmente insistendo, e su cui la Cen dovrà rapidamente pronunciarsi.
Dall’altra parte, Jorge Bom Jesus sta puntando i fari contro la figura più carismatica dell’Adi, Patrice Trovoada, rispolverando casi di presunta corruzione dello stesso quando esercitava, fino al 2018, la carica di primo ministro.
Il riferimento, in particolare, sarebbe a un caso di corruzione con una società mista sino-angolana, la China-Sonangol, che avrebbe versato un prestito di 10 milioni di dollari nelle casse dello stato per la costruzione di un centro residenziale per funzionari pubblici, a fronte di un contratto di trenta milioni, venti dei quali evaporati.
Un clima, insomma, molto teso, preludio di una campagna elettorale che si preannuncia come una delle più calde e importanti per il futuro del paese – in cui i 2/3 della popolazione continua a vivere con meno di 3,20 dollari al giorno – accentuata dalla crisi del turismo durante la recente pandemia.