Far conoscere le meraviglie dell’Africa agli stessi bambini del continente che spesso hanno difficoltà a viaggiare, fra visti richiesti anche fra i paesi della regione e l’alto prezzo dei biglietti aerei, al di fuori dalla portata delle famiglie. È anche questa la missione della scrittrice, giornalista e videomaker tanzaniana Honeymoon Aljabri, autrice di una serie di libri per ragazzi incentrati sulla figura di una bambina viaggiatrice: Amani, pace in lingua swahili.
Nigrizia l’ha incontrata a Verona durante un giro che l’ha portata in diverse città italiane per vari impegni culturali. Nata e cresciuta nella nuova capitale della Tanzania Dodoma, Aljabri si è trasferita per motivi di studi prima in Uganda e poi negli Stati Uniti, dove risiede da oltre 20 anni.
Dopo una laurea in Radio, cinema e televisione all’università texana di Houston, l’autrice tanzaniana ha lavorato come freelance e produttrice ma anche per alcune emittenti come Voice of America (VOA). Da qualche anno però, le sue energie sono concentrate sulla letteratura per l’infanzia e su progetti di diffusione della lettura in Africa e fra i giovani della diaspora negli Usa.
La protagonista assoluta di questa ultima fase nella carriera di Aljabri è appunto Amani. «Ho voluto creare un personaggio curioso e giovane in cui i ragazzi africani potessero riconoscersi», spiega la scrittrice. «Amani– prosegue- , insieme alla sua fedele amica Imani, una farfalla, si è già recata in molti paesi africani: Rwanda, Kenya, Madagascar. In ogni luogo ha scoperto qualcosa di unico, dai gorilla ai fenicotteri con le loro storie incredibili».
Informazioni curiose e interessanti veicolate da un registro fantasioso, gioioso. «L’idea è quella di scrivere 54 libri, uno per ogni paese dell’Africa», confessa Aljabri. «Il mio obiettivo è anche quello di far vedere un continente diverso, molto più ricco di quello mostrato dai media, sempre e solo attraversato da crisi e conflitti». La prospettiva è anche quella di «alimentare una cultura della lettura fra gli africani giovanissimi. Sto lavorando affinché i libri, che auto produco, possano anche essere distribuiti alle scuole del continente».
I viaggi di Amina e la libertà che li caratterizzano nascondono anche un nodo politico, spiega a Nigrizia la cronista tanzaniana. «Il mio personaggio riesce a fare quello che molti bimbi del continente non possono fare: spostarsi senza dover fare richiesta per un visto. Questa documentazione non serve solo per andare in Europa o negli Usa, ma anche per spostarsi fra molti paesi del continente. Se questo non bastasse poi- continua Aljabri- prendere un aereo in Africa è costosissimo. Per un cittadino della Tanzania è molto più conveniente andare a Dubai che in Egitto, per fare un esempio».
Viaggi limitati
La questione della mobilità fra paesi è in rapida evoluzione in Africa e negli ultimi anni sta facendo registrare progressi. Gli abitanti degli stati membri delle varie comunità economiche in cui è suddiviso il continente possono beneficiare di alcune facilitazioni nello spostarsi da un paese all’altro dei vari organismi.
Il mese scorso la Tanzania ha abolito gli obblighi del visto per i cittadini della Repubblica democratica del Congo proprio nel quadro dell’adesione di Kinshasa alla Comunità dell’Africa orientale (EAC). Per un possessore di un passaporto della Tanzania, 19 paesi sono accessibili senza visto, 22 con il visto all’arrivo e 12 solo previa richiesta prima dell’arrivo, stando a quanto riporta un indice a riguardo elaborato dall’Unione Africana e la Banca africana di sviluppo (AfDB).
Le storie di Amani guardano quindi ad alcune questioni di attualità per la popolazione africana ma puntano lo sguardo anche oltre, alla diaspora negli Usa. «I libri sono rivolti anche a chi vive qui negli Stati Uniti», spiega l’autrice. «Spesso le persone afroamericane non conoscono molto bene le loro origini e hanno un’idea dell’Africa in tutto e per tutto simile a quella diffusa dai grandi media: povertà e guerre».
Sollecitata sugli elementi in comune fra i cittadini statunitensi afroamericani e la diaspora africana di arrivo recente, Aljabri afferma che «ci sono elementi molto diversi e aspetti che ci avvicinano: in entrambe le nostre storie c’è della sofferenza e della lotta, contro l’oppressione qui negli USA e contro le violenze dei conflitti in Africa. Ma è un rapporto complesso, non statico, che può evolvere anche cambiando le nostre auto narrazioni».