Apertura delle scuole posticipata di tre settimane fino alle fine di gennaio e riconversione in un centro sanitario del principale stadio di calcio del paese. Sono alcune delle misure annunciate dal governo dello Zambia per far fronte a un’epidemia di colera che ha già fatto registrare oltre 4.000 casi e 150 decessi.
Al momento la malattia, un’infezione diarroica acuta provocata dal batterio Vibrio cholerae, è diffusa fra la popolazione di almeno 11 paesi africani. Una seria epidemia, con migliaia di casi e centinaia di vittime, si registra anche nel vicino Zimbabwe, che con lo Zambia condivide più di 750 chilometri di confine.
I primi contagi sono stati registrati dalle autorità di Lusaka a gennaio dell’anno scorso, ma un loro forte incremento si è verificato negli ultimi quattro mesi. Stando ai dati del ministero della salute, da ottobre al mese in corso sono stati individuati 4.097 casi. La crisi si concentra nella capitale, dove ieri sono stati registrati 23 morti, sette in più del giorno precedente. Casi sono stati riscontrati anche in altre province.
Alla luce di questo scenario, quindi, la decisione di rinviare dal 7 al 29 di gennaio l’apertura di tutte le scuole di ogni ordine e grado, private e pubbliche, come comunicato alla stampa dal ministro dell’istruzione Douglas Syakalima. Un provvedimento simile era già stato adottato nel 2018, quando un’altra epidemia di colera causò la morte di almeno 50 persone. In Zambia l’anno scolastico coincide con l’anno solare, inizia a gennaio e si conclude a dicembre. Syakalima ha specificato che per recuperare il tempo perduto in queste tre iniziali settimane, le vacanze di metà anno dureranno sette giorni invece di un mese.
Ulteriori misure a contrasto dell’epidemia sono state rese note dalla ministra della salute Sylvia Masebo. La dirigente ha riferito che lo stadio nazionale degli eroi di Lusaka, sede delle partite della nazionale di calcio, circa 60.000 posti a sedere, verrà trasformato in un «centro sanitario per il colera» verso cui le persone malate dovranno essere indirizzate dagli altri ospedali per essere «sottoposte a esami e curate». La struttura, ha aggiunto Masebo, rilanciata dal quotidiano Lusaka Times, è già pronta ed equipaggiata per questo suo cambio di uso di emergenza. La ministra ha anche suggerito alla popolazione che ne ha la possibilità di trasferirsi «nei villaggi fuori città, dove si può stare più al sicuro».
Masebo ha anche lanciato un monito contro i proprietari terrieri che sfruttano le necessità della popolazione più economicamente vulnerabile, continuando ad affittare sistemazioni in condizioni gravemente insalubri e sovrappopolate, dove più persone sono costrette a utilizzare latrine improvvisate.
Il batterio che causa il colera si trasmette tramite l’ingestione o il contatto orale con acqua o cibo contaminati dalle feci di persone infette. La corretta gestione delle acque di scarico e l’accesso alla rete fognaria e all’acqua potabile sono quindi elementi fondamentali della prevenzione dal contagio. In Zambia, secondo i dati dell’OMS e dell’UNICEF, l’accesso di base all’acqua potabile è garantito a circa il 67% dei cittadini. Ad avere accesso a dei servizi igienico-sanitari di base è invece il 36% della popolazione. Le aree urbane presentano dati migliori rispetto a quelle rurali per entrambi gli indicatori.
La situazione nel resto dell’Africa subsahariana
Le cifre che arrivano dallo Zambia sono in linea con la media dell’Africa subsahariana. Uno scenario complesso che si riflette nella vulnerabilità alla diffusione di patologie trasmesse dell’acqua come il colera.
Secondo l’ultimo bollettino dell’OMS aggiornato a novembre, al momento in Africa sono in corso epidemie di colera in almeno 11 paesi, che salgono a 16 se si considera l’ultimo anno, con oltre 259.000 casi confermati e 4.695 decessi.
Lo Zimbabwe ha riscontrato a oggi oltre 15mila casi sospetti del disturbo e più di 430 vittime. Secondo l’OMS le persone che hanno contratto la malattia nel paese sono almeno 8.000, mentre le morti 203. A novembre le autorità di Harare hanno dichiarato lo stato di emergenza a fronte del peggioramento della situazione. Anche il Sudafrica ha aumentato i livelli di guardia nei trafficati punti di frontiera che la dividono dal paese vicino e da cui quotidianamente transitano centinaia di persone.
Oltre alla prevenzione, e alla tempestività di diagnosi e trattamenti, visto che il colera può arrivare a causare la morte anche in poche ore, una speranza potrebbe venire dai vaccini. A oggi i sieri per il colera disponibili sono tre. Nelle scorse settimane il presidente zambiano Hakainde Hichilema ha affermato che il paese dispone del potenziale necessario per ospitare un impianto di sviluppo del vaccino contro la malattia e che è pronto a farlo.