Sempre più vittime tra gli operatori umanitari - Nigrizia
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280 le vittime nel mondo nel 2023, di cui 59 assassinati tra Sudan e Sud Sudan
Sempre più vittime tra gli operatori umanitari
20 Agosto 2024
Articolo di Redazione
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Nella Giornata mondiale umanitaria, il 19 agosto, le delegazioni internazionali riunite a Ginevra hanno ricordato con dolore i 22 operatori umanitari sudanesi uccisi e i 34 feriti dallo scoppio del conflitto in Sudan. Questi numeri rappresentano solo una parte della tragica realtà che colpisce anche il continente africano, dove l’operatore umanitario si sta trasformando in una missione sempre più pericolosa.

Secondo i dati recenti, il 2023 è stato l’anno più letale mai registrato per chi svolge questo ruolo, con 280 operatori uccisi in 33 paesi. Tra questi, 59 sono stati assassinati in Sudan e Sud Sudan, due dei paesi africani più colpiti, insieme a Repubblica Democratica del Congo ed Etiopia. Il conflitto sudanese, iniziato nell’aprile 2023, ha causato la morte di 25 operatori umanitari solo entro la fine dell’anno, un numero che continua a crescere nel 2024.

Più del 75% delle strutture sanitarie nelle aree colpite del Sudan sono ora non funzionanti, aggravando la crisi umanitaria e aumentando il rischio di malattie e carestie. La distruzione delle infrastrutture essenziali e l’impunità per gli attacchi violenti contro il personale umanitario minacciano di far precipitare ulteriormente la situazione.

La condanna unanime da parte delle delegazioni internazionali e l’appello dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli aiuti umanitari (OCHA) sottolineano l’urgenza di proteggere gli operatori e garantire la sicurezza delle operazioni umanitarie. Tuttavia, i finanziamenti limitati—solo il 33% dell’appello umanitario da 2,7 miliardi di dollari per il Sudan è stato raccolto—ostacolano gravemente gli sforzi per affrontare la crisi.

La situazione in Africa riflette un trend globale preoccupante, con un aumento del 137% degli omicidi di operatori umanitari nel 2023 rispetto all’anno precedente, in gran parte a causa della guerra in corso a Gaza, dove sono state 163 vittime nel 2023 sulle 280 globali, raggiungendo la metà nei soli primi tre mesi del conflitto. 

In calo, invece, il numero di rapimenti, 91 su scala globale, il numero più basso degli ultimi cinque anni. Il picco massimo era stato raggiungo nel 2022, con il maggior numero di sparizioni in Ucraina e nel Mali. L’Africa, soprattutto quella occidentale, rimane uno dei principali punti nevralgici di questa pratica, con rapimenti diffusi in Mali, Niger, Burkina Faso, Nigeria e Libia. 

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