Mai una data di elezione è stata così discussa. Ieri sera, sembrava di essere arrivati alla fine della disputa sul tema, quando il Presidente della repubblica Macky Sall ha annunciato che si sarebbero tenute il 24 marzo.
Ma dopo solo pochi minuti, il Consiglio Costituzionale ha indicato il 31 marzo. Da notare la motivazione apportata a sostegno della decisione: «per compensare all’inerzia delle autorità competenti». Come a dire che il governo stava temporeggiando troppo, e il Consiglio si è sentita in dovere di intervenire.
Il fatto che siano usciti a così breve distanza l’uno dall’altro, fa pensare ad un difetto di comunicazione tra presidenza e organo giudiziario. Difetto che avrebbe comunque dell’incredibile, vista la tensione del paese a riguardo di queste elezioni, che erano inizialmente previste per il 25 febbraio. Poi, tutto era saltato a tre settimane dal voto, con il rinvio a data da destinarsi tramite decreto di Sall.
Per quest’ultimo, si tratta di una seconda sconfessione dal Consiglio nell’arco di meno di un mese.
La prima occasione era avvenuta il 15 febbraio, quando l’alta Corte aveva richiesto il ricorso alle urne nel minor tempo possibile, in contrasto all’intenzione di Sall di attendere fino al 15 dicembre.
In entrambi i casi, gli interventi del Consiglio hanno rivelato una dose di autonomia del potere giudiziario dai desiderata governativi. Autonomia che non era affatto data per scontata, dopo 3 anni di accuse di dossieraggio giudiziario da parte del principale leader dell’opposizione, Ousmane Sonko, attualmente in carcere dopo una batteria di processi a suo carico.
La decisione del Consiglio segna una netta vittoria per le forze d’opposizione, che hanno visto le loro richieste appoggiate in punta di diritto. Erano state loro, infatti, a richiedere il suo parere, domandando lo svolgimento delle elezioni prima del 2 aprile.
Fuori Karim Wade
Ad ogni modo, ieri sera, non si è discusso solo di date. Perché il Consiglio si è espresso anche su un’altra questione centrale di questa convulsa fase elettorale: la lista dei candidati ammessi a presentarsi. Si attendeva la decisione sulla sorte di Karim Wade, Presidente del Pds, che aveva accusato di corruzione proprio il Consiglio, dopo che quest’ultimo lo aveva escluso per una formalità legata alla sua nazionalità francese. Alla fine, il verdetto gli è stato negativo: Wade non sarà in lizza. Con sommo disappunto di Sall, che vedeva in lui, l’alleato strategico per il probabile secondo turno delle presidenziali.
Legge di amnistia per chi?
Infine, l’ultima novità di rilievo della giornata di ieri riguarda l’approvazione in Parlamento della legge di amnistia per i reati legati alle proteste pro-Sonko del periodo febbraio 2021 febbraio 2024, in cui hanno perso la vita circa 60 manifestanti, secondo Amnesty International.
Nelle patrie galere senegalesi, si trovano intorno ai 1,000 detenuti politici. Alcuni di loro sono stati già liberati nel mese di febbraio, all’interno di un piano di pacificazione nazionale tentato da Sall e di cui il ricorso all’amnistia rappresenta l’elemento centrale.
Tuttavia, la nuova legge rappresenta uno sviluppo meno dirimente rispetto agli emersi ieri. Non è noto infatti se riguarderà i due prigionieri più noti: Ousmane Sonko e il suo vice Bassirou Diomaye Faye. La decisione sui singoli casi spetterà ai giudici, caso per caso, hanno dichiarato ieri fonti governative. Una decisione non da poco; Faye è anche tra i 19 candidati alle elezioni, e il suo fronte si avvia alla campagna elettorale con il vento in poppa.
Per ora, rimane da fissare ufficialmente la questione della data delle elezioni. Anche se la differenza di una settimana tra quella annunciata da Sall e dal Consiglio non appare così rilevante. Il nodo politico principale – farle prima della fine del 2 aprile – è stato sciolto.
Vista la situazione ingarbugliata delle ultime settimane è un passo avanti non da poco verso l’uscita dalla crisi.