Equilibrare i rapporti con i creditori, le multinazionali e l’Occidente. Porsi da mediatore nelle controversie tra stati africani. Tessere nuove relazioni oltre i confini continentali. La politica estera del nuovo presidente del Senegal Bassirou Diomaye Faye, in carica dallo scorso aprile, si sta muovendo in queste direzioni.
Lo fa all’ombra dei dossier più caldi, di cui Faye ha dato conto il 10 luglio in occasione della conferenza stampa convocata per un bilancio sui primi cento giorni del suo governo. Dossier tra cui figurano i prestiti del Fondo monetario internazionale e di altri stati creditori, la rinegoziazione dei contratti petroliferi, di gas e minerari con le compagnie estere e la presenza militare francese nel paese.
In giro per l’Africa
In questi primi cento giorni di governo Faye ha viaggiato molto in Africa. Ha visitato Mali, Burkina Faso, Gambia, Mauritania, Nigeria e Costa d’Avorio. E ha ottenuto dall’ECOWAS/CEDEAO, la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale, il compito di mediare con Burkina Faso, Mali e Niger, i tre paesi retti da giunte militari usciti dall’organizzazione e coalizzatisi nell’AES, l’Alleanza degli stati del Sahel.
Nel continente tra le relazioni diplomatiche più solide che il Senegal può vantare ci sono quelle con il Marocco. Dopo l’insediamento di Faye, l’ambasciatore marocchino in Senegal Hassan Naciri si è mosso subito chiedendo udienza ad alcuni ministri del nuovo governo di Dakar, tra cui quello delle Infrastrutture e dei Trasporti terrestri e aerei Malick Ndiaye, e quello dell’Industria e del Commercio Serigne Gueye Diop.
A fine maggio il ministro degli Esteri del Marocco Nasser Bourita ha invitato a Rabat il suo omologo senegalese Yassine Fall. I due hanno parlato delle celebrazioni del 60esimo anniversario dell’accordo di conciliazione del 1964 tra Senegal e Marocco, in programma a novembre, e di un progetto di partenariato tra Rabat e la Camera di commercio di Thiès.
Affari con Teheran e L’Avana
Proprio a Thiès, terza città del Senegal per numero di abitanti e situata 70 chilometri a est rispetto a Dakar, ha riaperto a metà giugno lo stabilimento SenIran Auto dove si assemblano autoveicoli. L’impianto è gestito da una joint venture a cui partecipano il produttore di automobili iraniano Iran Khodro (con una quota del 60%), il governo del Senegal (30%) e un gruppo di investitori privati (10%).
Tra gli artefici della ripresa delle attività nello stabilimento c’è l’ambasciatore iraniano a Dakar Hassan Asgari. Di stanza in Senegal da un anno, Asgari aveva posto la questione della riapertura dello stabilimento sul tavolo della quinta riunione del Comitato economico congiunto tenutasi a Dakar nel dicembre scorso, occasione in cui si è parlato anche della messa a disposizione da parte di Teheran di nuove borse di studio per periodi di formazione in Iran da destinare a giovani senegalesi.
Negli ultimi dieci anni SenIran Auto era rimasto fermo a causa di una controversia tributaria tra i governi dei due paesi. Ora che la crisi appare rientrata, l’obiettivo è riportare lo stabilimento a una produzione media annua di 5mila mezzi.
Il governo del presidente Faye guarda con attenzione anche al Sudamerica, regione in cui il Senegal ha aperta una sola ambasciata (in Brasile) e dove punta adesso ad aumentare il volume di esportazioni.
Uno dei paesi con cui sono stati avviati contatti è Cuba. Qui il Senegal vuole mettere a sistema l’export di mango, anacardi e soprattutto di idrocarburi attraverso la sua compagnia di stato Petrosen.
Un obiettivo concreto per il paese dopo che, con l’inizio dell’estrazione di petrolio dal giacimento offshore di Sangomar 100 km a sud di Dakar, è entrato nella lista dei paesi produttori di idrocarburi.
Altri due assi su cui le relazioni Dakar-L’Avana si stanno intensificando sono quelli della sanità e della formazione. Il Senegal guarda con interesse alla possibilità di ricevere supporto sotto varie forme da parte della holding BioCubaFarma, che raggruppa circa quaranta aziende pubbliche cubane del settore sanitario, attive anche nella produzione di vaccini.
In parallelo sono iniziati gli scambi culturali tra Università. A maggio l’École Nationale d’Administration du Sénégal ha ricevuto una delegazione dell’Instituto Superior de Relaciones Internacionales “Raúl Roa García”, l’istituto in cui si formano i diplomatici cubani.