Sotto il cielo del Senegal regna una grande confusione. Sabato scorso, con un decreto, il presidente uscente e non ricandidato, Macky Sall, ha rinviato a data da destinarsi le elezioni presidenziali fissate per il 25 febbraio. È la prima volta che avviene dal 1963: il paese è indipendente dalla Francia dal 1960.
Lo ha fatto, sostiene, perché è in atto un conflitto tra il Consiglio costituzionale e il parlamento sulla convalida dei candidati: «Promuoverò un dialogo nazionale aperto, in modo che si creino le condizioni per una elezione libera, trasparente e inclusiva».
Il conflitto in questione nasce da un ricorso di Karim Wade, candidato del Partito democratico senegalese, escluso dalla corsa presidenziale per via della doppia nazionalità franco-senegalese.
Wade ha messo in dubbio l’integrità di due giudici costituzionali e chiesto un rinvio del voto. E i suoi sostenitori hanno chiesto e ottenuto – anche con il sostegno di deputati dell’Alleanza per la repubblica, il partito del presidente – l’apertura di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle modalità di convalida delle candidature.
Reazioni
L’annuncio di Sall ha creato forti tensioni nella capitale Dakar e alcuni candidati dell’opposizione hanno detto che ignoreranno il decreto e cominceranno la campagna elettorale.
Preoccupazione per il clima di «incertezza» è stato espresso dall’Unione Europea e dalla Francia. E sia la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale, di cui fa parte il Senegal, sia gli Sati Uniti hanno espresso la loro «inquietudine» e hanno chiesto alle autorità di fissare al più presto una nuova data.
Situazione inedita
Quest’oggi il parlamento senegalese è chiamato a esaminare una proposta di legge che chiede il rinvio di sei mesi del voto. Il voto, per essere valido, deve essere approvato da 3/5 dei 165 deputati.
In attesa di sviluppi, va ricordato che secondo la legge elettorale il decreto che fissa la data di nuove elezioni deve essere pubblicato, al più tardi, 80 giorni prima dello scrutinio. Significa che, se ci fosse un decreto in questi giorni, si andrebbe al voto verso la fine di aprile. Ma il mandato di Macky Sall (eletto nel 2012 e rieletto nel 2019) scade il 2 aprile: si creerebbe così un vuoto di potere.
L’ombra di Sonko
Va anche ricordato che il Consiglio costituzionale, considerato vicino a Sall, ha escluso dalla candidatura alla presidenza, l’oppositore anti-sistema Ousmane Sonko, in carcere da mesi per incitamento all’insurrezione e per diffamazione.
Ma il suo delfino, Bassirou Diomaye Faye, ne ha raccolto il testimone, ha passato il giudizio del Consiglio costituzionale e, pur essendo anche lui in carcere, sta ottenendo un notevole consenso.
Mentre il candidato sostenuto da Sall, il primo ministro Amadou Ba, non gode della piena fiducia di settori del partito Alleanza per la repubblica.