Ha suscitato scalpore in Sierra Leone la ritardata messa in onda di un’intervista radiofonica nella quale l’ambasciatore statunitense David Dale Reimer esprimeva dubbi sulla credibilità dei risultati delle elezioni che il 24 giugno hanno assegnato un secondo mandato al presidente Julius Maada Bio.
L’intervista, i cui contenuti salienti erano stati sommariamente anticipati, era stata registrata il 15 agosto e la sua messa in onda era prevista per la mattina del giorno successivo sull’emittente Radio Democracy.
Poco prima della trasmissione, però, la radio ha subìto un temporaneo blackout elettrico.
Un giornalista dell’emittente ha riferito all’AFP che il ministro dell’informazione Chernor Bah era arrivato nella sede della stazione radiofonica chiedendo di poter replicare all’intervista di Reimer.
Il giornalista ha raccontato che, dopo un litigio verbale, è stata tolta la corrente.
La controversa intervista è infine stata trasmessa la mattina del giorno successivo, 17 agosto, con il ministro ospite in studio per l’intero programma.
In apertura il direttore di Radio Democracy, Michael Kakpindi Jamiru – che è anche il fratello del portavoce del presidente Maada Bio – si è scusato con il ministro e con gli ascoltatori per quanto accaduto, dichiarando che il blackout fosse «fuori dal nostro controllo».
Bah ha invece negato di aver interferito con la messa in onda dell’intervista, sostenendo di non avere il mandato per staccare l’elettricità alla stazione.
Nella controversa intervista, Reimer ha affermato che «gli Stati Uniti sono preoccupati per le irregolarità nei risultati» del voto annunciati dalla Commissione elettorale della Sierra Leone (ECSL) il 27 giugno e ha chiesto un’indagine «esterna e indipendente» sulle elezioni.
L’ambasciatore ha anche aggiunto che Washington rivedrà i suoi programmi di collaborazione bilaterale con la Sierra Leone, incluso il Millennium Challenge Corporation (MCC) Compact, del valore di 44,4 milioni di dollari.
Nella sua replica il ministro dell’informazione ha dichiarato che il programma MCC è «basato su una partnership e valori condivisi… non basato sulla posizione dell’ambasciatore». E che «non è colonizzazione o utilizzo degli aiuti come un’arma».
«Non credo – ha aggiunto Bah – nell’idea che i sierraleonesi non abbiano integrità e che chiunque appartenga a una tribù o a un partito politico non sia in grado di agire con indipendenza e obiettività».
I risultati delle elezioni generali di giugno – presidenziali, parlamentari e municipali – erano stati contestati e respinti dal principale partito di opposizione, il Congresso di tutto il popolo (APC), che li aveva definiti «prefabbricati o falsificati».
Dubbi erano stati espressi anche dagli osservatori internazionali – tra cui anche quelli dell’Unione Europea – che avevano denunciato «incongruenze statistiche» e una «mancanza di trasparenza» da parte della Commissione elettorale.
Un gruppo di osservazione nazionale aveva invece rilevato discrepanze significative tra i risultati delle elezioni presidenziali, parlamentari e dei consigli locali.