Dalle ore 15.00 di ieri il governo della Sierra Leone ha imposto il coprifuoco a livello nazionale e per qualche ora ha anche bloccato internet. Così l’esecutivo che fa capo al presidente Julius Maada Bio ha inteso rispondere alle manifestazioni di protesta contro il carovita che si sono svolte nella capitale Freetwon e nella città di Makeni e Magburuka.
A Freetown, due poliziotti sono stati picchiati a morte dai manifestanti e anche un civile ha perso la vita negli scontri. Secondo quando dichiarato da alcuni manifestanti, la polizia non si è limitata a usare i lacrimogeni ma ha sparato proiettili veri che avrebbero causato il ferimento di decine di persone, ora ricoverate all’ospedale Cannaught.
L’iniziativa della manifestazione è stata innescata da un gruppo di donne impegnate in attività commerciali nell’intento di attirare l’attenzione del governo sulle difficoltà economiche di questo periodo. Difficoltà che aggravano la condizione di una popolazione già stremata: metà dei 7,5 milioni di abitanti vive sotto la soglia della povertà.
Il paese dell’Africa occidentale, ex colonia britannica e noto per le miniere di diamanti, è stato teatro di una guerra civile (1991-2002), è stato colpito dal virus di Ebola (febbre emorragica: 2014-2016) e risente delle conseguenze della pandemia di Covid-19 oltre che della guerra in Ucraìna.
Il presidente Julius Maada Bio, eletto nel 2018, ha avviato una campagna contro la corruzione: uno dei gravi problemi del paese e un freno allo sviluppo.