La Commissione elettorale per la Sierra Leone (ECSL) ha dichiarato ieri a Freetown che Julius Maada Bio, presidente in carica e candidato del Partito popolare della Sierra Leone, ha ottenuto il suo secondo mandato di cinque anni nelle elezioni presidenziali del 24 giugno.
Con esse hanno avuto luogo anche elezioni parlamentari e municipali. Le persone registrate erano state circa 3,4 milioni.
Bio, secondo la dichiarazione della ECSL, ha ottenuto il 56,17 % delle preferenze, mentre il candidato dell’opposizione, Samura Kamara, del Congresso di tutto il popolo (APC), ha ottenuto circa il 41,16 %.
Kamara ha subito reagito affermando in un tweet: “Respingo categoricamente il risultato annunciato dalla Commissione elettorale”.
My compatriots. We have heard the unfortunate announcement of the elections results for the June 24 Presidential elections by the Chief Electoral Commissioner Mr Konneh. It is a sad day for our beloved country. It is a frontal attack on our fledgling democracy. These results are…
— SamuraKamara2023 (@samurakamara201) June 27, 2023
Peraltro, il conteggio dei voti era già stato contestato il 26 giugno scorso dal partito di Kamara, per la presunta mancanza di trasparenza da parte della Commissione elettorale.
Il partito ha denunciato tra l’altro l’assenza di informazioni relative ai distretti da cui provenivano le schede.
Prima del voto Kamara aveva dichiarato: «Non accetteremo risultati prefabbricati o falsificati», e nella dichiarazione fatta seguire ai risultati aveva denunciato brogli e voti in sovrannumero in varie aree, affermando di aver vinto la competizione.
Il 26 giugno, in una conferenza stampa, gli osservatori dell’Unione europea avevano d’altro canto dichiarato che la mancanza di soddisfacente trasparenza da parte della Commissione elettorale aveva suscitato diffidenza riguardo all’intero processo.
Gli osservatori hanno poi dichiarato di aver assistito ad atti di violenza in sette seggi elettorali durante la votazione e in altri tre seggi durante le fasi di chiusura e conteggio dei voti.
Infine hanno anche denunciato che le forze di sicurezza erano intervenute con violenza la sera del 24 giugno presso la sede di APC a Freetown, provocando la morte di una donna.
La polizia si è giustificata sostenendo che avevano dovuto disperdere i sostenitori dell’opposizione per evitare atti di violenza.
Ma il quotidiano online Sahara Reporters il 27 luglio denunciava che il giorno prima nella città di Masiaka, nella provincia settentrionale, la polizia e personale militare avevano sparato proiettili veri su sostenitori dell’APC uccidendo quattro giovani, mentre un quinto sarebbe stato violentato.