La Somalia rischia di peggiorare ulteriormente le sue già delicate relazioni diplomatiche con l’Etiopia importando armi dall’Egitto, protagonista a sua volta di una decennale disputa con Addis Abeba per la questione della Grande diga del Rinascimento etiope sul fiume Nilo. Ad affermarlo sono fonti diplomatiche e governative somale, citate dall’agenzia Reuters in condizioni di anonimato. Le dichiarazioni di queste fonti interne seguono la notizia dell’arrivo di due primi carichi di armi egiziane all’aeroporto di Mogadiscio.
La consegna da parte del Cairo è stata confermata dalle stesse fonti ascoltate da Reuters ma anche dal ministro degli esteri somalo Ali Mohamed Omar, che in una battuta telefonica rilanciata da Bloomberg ha reso noto ieri 28 agosto che le “armi e munizioni egiziane” erano arrivate in Somalia il giorno prima. In rete circola anche un video che mostra l’atterraggio a Mogadiscio dei due aerei militari egiziani carichi di armi. L’autenticità del filmato è stata verificata da Reuters.
Di patto in patto
Gli armamenti sarebbero arrivati nell’ambito di un accordo di cooperazione per la sicurezza siglato all’inizio di questo mese dai due paesi. L’intesa si colloca nel contesto del deterioramento delle relazioni diplomatiche fra Mogadiscio e Addis Abeba. Il governo somalo ha chiesto sostegno all’Egitto infatti, dopo che l’Etiopia aveva siglato a gennaio un accordo con lo stato federale separatista del Somaliland. Il patto in questione, non ancora entrato ufficialmente in vigore, riconosce l’indipendenza della regione somala in cambio della concessione di una parte di linea costiera e il porto di Berbera, fra le altre cose. L’obiettivo di questa operazione, per l’Etiopia, è assicurarsi appunto l’accesso a un porto, ritenuto di fondamentale importanza per l’economia di quello che è il più popoloso paese al mondo a non avere uno sbocco al mare.
I problemi, in questa complessa triangolazione fra Nord Africa e Corno, non finiscono qui. Già nei giorni scorsi infatti, il governo etiope del primo ministro Abiy Ahmed non aveva nascosto il suo nervosismo per la decisione egiziana di proporre sue truppe per la nuova forza di pace che a fine anno rimpiazzerà la Missione di transizione dell’Unione Africana in Somalia (ATMIS), denominata Missione di supporto e stabilizzazione dell’Unione Africana in Somalia (AUSSOM).La mossa egiziana sembra complementare al desiderio somalo di non accogliere eventuali soldati etiopi in questo nuovo contingente, come messo in chiaro nei giorni scorsi dal governo di Mogadiscio.
La reazione etiope
Addis Abeba non ha atteso molto ad avvertire, attraverso il suo ministero degli affari Esteri, che «non potrà restare inattiva mentre altri attori stanno adottando misure per destabilizzare la regione». Il governo di Addis Abeba ha chiarito inoltre che monitorerà gli sviluppi della situazione, visti i timori per la propria sicurezza nazionale.
Il Cairo, per altro, ha avanzato la sua proposta nonostante a inizio mese un comunicato del Consiglio per la pace e la sicurezza dell’UA (PSC) avesse chiarito che dell’AUSSOM non sono state ancora definite dimensioni e durata del mandato.
L’ufficio degli esteri etiopico ha ribadito quindi che «l’Etiopia resta impegnata nella risoluzione pacifica delle differenze e nel lavorare con il popolo somalo e la comunità internazionale per prevenire i pericoli per la pace e la stabilità della regione». Il Cairo, dal canto suo, non è a oggi intervenuto direttamente nella questione. Rashid Abdi, analista del think tank Sahan Research, ha invece commentato a Reuters: «Se gli egiziani mettessero piede sul terreno e schierassero truppe lungo il confine con l’Etiopia, si potrebbe arrivare a uno scontro diretto fra i due paesi». E ha aggiunto: «La minaccia di un nuovo conflitto per ora non sembra però esistere, ma potrebbe invece verificarsi un una guerra per procura».
Tensioni di lunga data
L’Egitto, con altri paesi del Corno d’Africa, aveva sostenuto Mogadiscio nella condanna dell’accordo tra Addis Abeba e Hargheisa. Il Cairo inoltre, è tuttora al centro di una disputa di lunga data con l’Etiopia in merito alla costruzione, da parte di Addis Abeba, dell’imponente diga idroelettrica sul Nilo Azzurro. L’enorme infrastruttura, costruita dall’impresa italiana Salini, è ritenuta una possibile minaccia in quanto rischia di diminuire la portata in territorio del Nilo, da cui l’Egitto attinge per soddisfare la quasi totalità del suo fabbisogno idrico.
«Mentre l’Unione Africana e le Nazioni Unite si preparano per questa transizione – insiste il Ministero degli esteri etiopico riguardo alla forza di pace in Somalia e alle voci che circolano a riguardo-, la regione sta entrando in acque incerte». Nel testo si legge ancora: «L’Etiopia ha lavorato instancabilmente per la pace e la sicurezza della Somalia e della regione, per una crescita condivisa, e ha coltivato lo stretto legame tra i popoli della regione».