Il corpo di una ragazza ventiduenne morta per overdose, rinvenuto vari mesi fa sulle strade di Mogadiscio, aveva sollevato in Somalia il problema della tossicodipendenza.
La polizia ha dichiarato che col tempo si è andato aggravando l’uso di droga nella capitale e in altri territori del paese, non più limitato alla masticazione del tradizionale narcotico khat, le foglie stimolanti usate ordinariamente e ritenute legali.
Denunciato anche il fatto che a far uso di droghe pesanti sono anche molte ragazze. Purtroppo molte di queste sostanze – analgesici a base di oppioidi sintetici – sono reperibili facilmente, senza bisogno di prescrizione medica, presso le farmacie e i rivenditori di medicinali, oltreché sul mercato nero.
«Pillole e droghe iniettate in endovenosa sono diventate molto popolari soprattutto tra ragazze e giovani donne», ha denunciato un medico di Mogadiscio sentito dalla Bbc che preferisce non essere nominato. Oltre quindi all’abuso di khat, di alcol, di hashish o, specie tra i ragazzi di strada, di colla sniffata, un numero crescente di persone fa uso di oppioidi di sintesi che si iniettano in vena. Droghe quali tramadolo, petidina e codeina.
Alcune giovani hanno tra l’altro riferito di far uso di un altro tipo di narcotico, noto localmente come taabuu (tabù), un tabacco sintetico da masticare molto diffuso tra gli studenti e spesso venduto nei centri commerciali vicini agli istituti scolastici.
Amino Abdi, una giovane di 23 anni con una bimba avuta dal marito da cui ha divorziato da tempo, è una di queste, racconta la Bbc. I continui diverbi l’hanno portata a masticare il taabuu e in seguito altre sostanze. Ha deciso dunque di denunciare pubblicamente il fenomeno delle ragazze che si drogano nella speranza che serva a rompere l’omertà al riguardo e trovare una soluzione al problema.
In Somalia non esistono centri di riabilitazione che offrano aiuto e sostegno a chi è assuefatto alla droga. Amino ha dichiarato: «Dopo il divorzio, alcune amiche con cui convivevo mi hanno introdotta all’abuso. Inizialmente mi limitavo a masticare tabacco, poi sono passata a droghe più pesanti, soprattutto tramadolo e petidina, iniettandomele in vena».
Molti genitori, ma soprattutto le madri, si dimostrano sempre più preoccupate per l’aggravarsi di questo problema che coinvolge oramai anche molte loro figlie ancora in età scolastica.
Molti giovani tossicodipendenti vengono mandati in centri gestiti da sceicchi musulmani dove vengono ricoverati anche malati mentali, persone coinvolte in crimini di vario genere, altri sospettati di avere tendenze omosessuali e, appunto, giovani assuefatti a droga. Non sono rari gli abusi nei confronti degli ospiti di questi centri, spesso incatenati o percossi.
Le condizioni di siccità, carestia e fame presenti attualmente nel paese non mettono certo in primo piano i problemi legati alla droga, tuttavia agenti dell’organizzazione della Mezzaluna Verde (corrispondente islamico della Croce Rossa), visitano scuole e università per mettere in guardia gli studenti sui rischi legati al consumo di droga, gioco d’azzardo, caccia di frodo e social media.
Violenza, sfruttamento e Aids
Con l’uso di droga aumenta anche la violenza. Secondo il centro di ricerca Agenda pubblica della Somalia, si sono da qualche tempo organizzate nelle città anche bande di strada, dette ciyal weero (ragazzi d’assalto) che seminano terrore nella capitale e non solo. In vari casi, ad esempio nella città sud-occidentale di Baidoa, i malfattori usano drogare giovani donne per sfruttarle e abusarne.
Le iniezioni endovenose usate per drogarsi aumentano inoltre il rischio di persone infettate dal virus che produce l’Aids, malattia finora meno devastante in Somalia rispetto ad altri paesi dell’Africa.
Come confermato dalla dottoressa Sadia Abdisamad Abdulahi, incaricata presso il ministero della sanità nella gestione del programma anti-Aids, «L’aumento di persone che fanno uso di droghe per via endovenosa, soprattutto di oppioidi, sta creando una nuova categoria di somali a rischio di contrarre il virus».
Molti operatori sanitari sostengono che un modo molto concreto per contrastare l’incremento di chi abusa di queste sostanze è prendere provvedimenti contro chi vende questi prodotti, sia i farmacisti che venditori illegali che molto guadagnano da questo commercio.
La polizia è già intervenuta in vari casi e molti farmacisti si sono anche lamentati dell’intrusione delle forze dell’ordine che ha bloccato la vendita di sostanze antidolorifiche e a base di oppioidi a giovani e ragazze.
Gli interventi delle forze di sicurezza e i programmi di sensibilizzazione sull’abuso di droghe contribuiscono certamente a rallentare il fenomeno. Occorrono tuttavia maggiori risorse e maggiore attenzione da parte delle autorità per garantire una soluzione efficacie ad un problema che crea devastazione nelle famiglie e nella salute di ragazzi e ragazze che saranno i futuri protagonisti della società somala.