Prosegue la campagna militare contro al-Shabaab lanciata dal presidente Hassan Mohamud per sradicare le cellule terroriste dalle zone centrali del paese. L’agenzia nazionale di stampa Sonna ha fatto sapere che ieri sera l’esercito, supportato da milizie claniche locali, ha “neutralizzato una cellula terrorista ed eliminato 200 suoi militanti” durante un’operazione a sorpresa vicino alla località di Jicibow, nella regione di Hiran.
“L’operazione è avvenuta dopo che le unità dell’esercito hanno ricevuto informazioni sull’infiltrazione di giovani in città (…), che ha portato allo scoppio di violenti scontri (tra jihadisti e militari)”, si legge nel comunicato. Che spiega che “elementi di al-Shabaab intendevano attaccare Jicibow” e che “gli scontri sono durati più di 10 ore”.
Sempre secondo fonti governative, nell’ultimo mese la campagna militare contro al-Shabaab – sostenuta dagli Stati Uniti e dalla missione dell’Unione Africana (Atmis) – ha permesso la conquista di parte del territorio e inflitto pesanti perdite al movimento jihadista.
La più rilevante, e recente, è stata l’uccisione, il 1° ottobre, di Abdullahi Nadir, conosciuto anche come Abdullahi Yare, uno dei co-fondatori e dei leader del movimento armato. Un attacco al quale i terroristi hanno risposto con tre potenti attentati con autobombe che hanno ucciso almeno una ventina di persone nella città centrale di Beledweyne.
Ma quella dichiarata dal presidente contro al-Shabaab è una guerra a tutto campo, giocata non solo sul piano militare. L’8 ottobre, infatti, il governo ha anche imposto agli organi di stampa e ai social media, il “divieto totale” di diffusione di contenuti di “propaganda” terrorista.
«Voglio informare i media somali e tutto il popolo che considereremo tutta la copertura propagandistica relativa ad al-Shabaab, compresi i loro atti terroristici e la loro ideologia, come crimini punibili», ha detto il viceministro dell’informazione Abdirahman Yusuf. «I loro clip audio, video, foto e messaggi, non possono più essere diffusi».
Yusuf ha anche affermato che il governo ha lanciato operazioni informatiche contro «account terroristici» sui social media e nelle ultime 48 ore ne ha disabilitati più di 40 su Facebook e Twitter. E che «anche altre fonti online, come applicazioni e siti web che i terroristi utilizzano per diffondere i loro messaggi, saranno rintracciate e sospese di conseguenza».