Dopo la riconferma con il voto dell’8 gennaio, il presidente del Puntland Said Abdullahi Deni è stato insediato ieri per il suo secondo mandato con una cerimonia degna di un capo di stato che è risuonata come un monito per il vicino stato del Somaliland.
A Garowe, capitale dello stato federale semi-autonomo del Puntland, era presente una delegazione di alto profilo del governo somalo guidata dallo stesso presidente Hassan Mohamud, ministri di Kenya e Gibuti, e leader di vari altri stati federali somali. Vi hanno presenziato anche gli ambasciatori delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea, della Cina e della Turchia.
Nella maggior parte dei discorsi, i leader politici hanno espresso disapprovazione per il Memorandum d’intesa firmato il 1° gennaio tra Etiopia e Somaliland, e fortemente contestato da Mogadiscio, attraverso il quale Hargeisa concederebbe ad Addis Abeba uno sbocco al Mar Rosso e la possibilità di costruirvi una base militare, in cambio del riconoscimento del Somaliland come uno stato indipendente.
Insomma, l’insediamento di Deni si è trasformato in una prova di compattezza e di forza della Somalia e dei suoi sostenitori contro il governo del presidente secessionista Muse Bihi Abdi e contro quello che è stato definito “il desiderio di Addis Abeba di appropriarsi del territorio marittimo” del paese.
Ma è stata anche l’occasione per un riavvicinamento di Garowe a Mogadiscio dopo le tensioni riaccese alla vigilia del voto.
Nel suo intervento Deni ha infatti annunciato la volontà di aprire un dialogo di riconciliazione somalo per appianare le tensioni tra i leader degli stati federali.
Tra Puntland e Somaliland non corre buon sangue, essenzialmente per questioni di appartenenza clanico-politica relative a un territorio conteso tra i due stati fin dal 1991, quando Hargeisa dichiarò unilateralmente la propria autonomia.
Una tensione che si è riaccesa nei primi mesi dello scorso anno con scontri armati nella cittadina di Las Anod, capoluogo delle regione contesa di Sool.