In Somalia, nella città portuale di Kisimayo, nello stato meridionale di Jubaland, le forze di sicurezza sono impegnate da giorni in un’operazione inconsueta: pattugliare le strade per fermare le donne che indossano il niqab, il velo islamico integrale, e farglielo togliere.
Sono già centinaia i niqab sequestrati da quando la campagna è iniziata, il 31 luglio scorso, ha fatto sapere il capo della polizia locale, Warsame Ahmed Gelle.
Che ha spiegato che la repressione contro il velo che copre il viso, lasciando scoperti solo gli occhi della donna, è stata innescata dalle preoccupazioni che i jihadisti di al-Shabaab potessero nascondere, indossandolo, la loro identità e compiere attacchi.
Come quello recente contro il Liido Beach, un rinomato ristorante affacciato sulla spiaggia di Mogadiscio, dove il 2 agosto i terroristi hanno ucciso almeno 37 civili, ferendone 212, 11 dei quali versano in condizioni critiche.
Lo stato federale di Jubaland ha introdotto il divieto dell’uso del niqab già nel 2013, citando rischi per la sicurezza, ma è la normativa – che prevede una sanzione o addirittura il carcere – raramente è stata applicata.
Al-Shabaab controlla gran parte della Somalia meridionale e Kismayo e le sue aree circostanti sono gli unici posti nel Jubaland in cui le autorità possono far rispettare il divieto.