Aumenta la morsa delle autorità sui giornalisti, già sotto attacco da anni in Somalia – il paese più pericoloso in Africa per i reporter – anche da parte dei movimenti terroristici.
Ѐ considerato come l’ennesimo tentativo di silenziare la libera informazione la nuova misura della presidenza che lo scorso 17 dicembre ha imposto ai direttori e agli editori alle stazioni dei media locali a Mogadiscio di inviare in anticipo una copia scritta dei titoli delle notizie, prima di qualsiasi trasmissione quotidiana.
La notizia è riportata dal sito somalo Horn Observer che ha raccolto le denunce di numerosi editori. «Sabato mattina sono stato chiamato dal funzionario della comunicazione di Villa Somalia che mi ha imposto di inviare una versione scritta delle nostre notizie prima della trasmissione. Ho chiesto il motivo, ma mi ha detto che tutte le altre stazioni dei media hanno ricevuto ordini simili», ha affermato Mohamed Abduwahab, direttore dell’indipendente Risaala Media Corporation.
Dirigenti e redattori di altre due stazioni media hanno confermato di aver ricevuto istruzioni simili dalla presidenza, fa sapere Horn Observer, che riporta anche la reazione di Bashir Nur, redattore radiofonico di Onkod, che denuncia una «una nuova forma di censura, totalmente inaccettabile».
Negli ultimi mesi sono aumentate imposizioni del governo che restringono la libertà di stampa, unite a minacce, intimidazioni e arresti.
L’ultimo proprio ieri, 18 dicembre, quando Jamal Osman, corrispondente per l’Africa del canale britannico Channel 4 News, è stato bloccato e trattenuto da agenti dell’intelligence (National Intelligence and Security Agency – Nisa) al suo arrivo all’aeroporto internazionale Aden Adde di Mogadiscio. L’uomo è stato fermato e obbligato a stazionare in un hotel interno all’aeroporto prima di essere deportato.
A novembre, Osman, giornalista e regista specializzato sull’Africa subsahariana, aveva vinto il Rory Peck Trust News Feature Award per il suo documentario, Inside al-Shabaab, accusato da più parti di glorificare il terrorismo.
L’11 ottobre, l’intelligence aveva anche arrestato il segretario generale del Sindacato dei giornalisti somali (Somali Journalists Syndicate – Sjs), Abdalle Ahmed Mumin, che ancora oggi sta subendo gravi restrizioni ai viaggi e al lavoro giornalistico.
Gli ufficiali del Nisa hanno anche fatto irruzione nell’ufficio del sindacato a Mogadiscio, il giorno dopo che gli organismi locali di vigilanza sulla libertà di stampa avevano diffuso un comunicato congiunto in cui sollevavano preoccupazione per una nuova direttiva governativa per vietare la copertura indipendente del conflitto in corso tra le forze governative somale, sostenute da una milizia clanica, e al-Shabaab nelle regioni centrali del paese.
Secondo Reporter senza Frontiere (Rsf), la Somalia occupa il 140° posto nella lista di 180 paesi riguardo a libertà di stampa, e il clima nel quale operano i media somali è definito tra quelli estremamente ostili e instabili.