Sembra essere davvero un periodo d’oro per la Somalia e per il suo presidente Hassan Mohamud. Dopo l’ingresso nella Comunità dell’Africa orientale (EAC) e la rimozione, dopo 31 anni, dell’embargo ONU sull’importazione di armi, il nuovo traguardo raggiunto è la consistente riduzione del debito estero.
Il Fondo monetario internazionale (FMI) e la Banca Mondiale hanno annunciato ieri la cancellazione di 4,5 miliardi di dollari di debito, nell’ambito della Heavily Indebted Poor Countries Initiative (HIPC), una riduzione che comprende anche il debito nei confronti di altri creditori multilaterali, bilaterali e commerciali.
Grazie al completamento del processo HIPC il debito estero totale del paese è stato passato da 5,2 miliardi di dollari a 557 milioni di dollari.
Un ennesimo fiore all’occhiello per Mohamud che non ha mancato di far notare che il taglio del debito sia stato un obiettivo che aveva cominciato a perseguire già durante il suo primo mandato (2012-2017). «Quando il mio governo si impegnò nel programma di riforma quasi dieci anni fa, questo era il risultato che prevedevamo». Un risultato ottenuto grazie all’attuazione di una serie di riforme strutturali imposte dalle istituzioni finanziarie internazionali.
La Somalia è il 37esimo paese a completare l’HIPC, iniziativa lanciata nel 1996 da FMI e BM per aiutare i paesi più poveri a raggiungere la sostenibilità del debito.
Un debito che ha iniziato ad accumularsi a partire dalla caduta del dittatore Mohamed Siad Barre nel 1991 e che è andato crescendo fino a coprire il 64% del Pil nel 2018. Ma che, ricordano i due istituti finanziari, “dopo il completamento dell’HIPC è sceso a meno del 6% del Pil”.
E questo “faciliterà l’accesso a risorse finanziarie aggiuntive fondamentali che aiuteranno la Somalia a rafforzare la sua economia, a ridurre la povertà e a promuovere la creazione di posti di lavoro”.
Un impegno confermato dal primo ministro Hamza Abdi Barre che ha promesso investimenti in programmi di sviluppo e per rivitalizzare l’economia, obiettivi che potranno essere perseguiti anche grazie a nuovi prestiti da parte degli istituti di credito internazionali.
Un’eventualità remota, secondo quanto dichiarato a VOA Somali dalla Country Manager della Banca Mondiale, Kristina Svensson, che ha fatto notare come la Somalia non sia ancora in grado di riscuotere gettiti fiscali fondamentali per il bilancio dello Stato.
Entrate che attualmente si fermano a 345 milioni di dollari all’anno, fa sapere il ministro delle Finanze Bihi Egeh.
«Poiché le entrate sono così basse, sarà molto difficile per la Somalia assumersi qualsiasi debito che non sia altamente agevolato», ha dichiarato Svensson.
E infatti un nuovo pacchetto di finanziamenti agevolati sembra essere in arrivo a breve, visto che lo scorso 1 novembre il FMI ha annunciato di aver raggiunto un primo accordo di Extended Credit Facility (ECF) con il governo somalo, che apre la strada all’erogazione di un prestito di 100 milioni di dollari, destinati a politiche economiche e ulteriori riforme.