Il 6 gennaio il presidente della Somalia Hassan Mohamud ha firmato una legge che annulla un controverso memorandum d’intesa in base al quale la regione separatista settentrionale del Somaliland concede alla vicina Etiopia l’agognato accesso al mare in cambio del suo formale riconoscimento come nazione indipendente.
Nel darne notizia su X, Mohamud parla di un accordo “illegale” e motiva la sua mossa come un “impegno a salvaguardare la nostra unità, sovranità e integrità territoriale secondo il diritto internazionale”.
Mogadiscio, che considera l’intesa un atto di “aggressione”, ha richiamato il suo ambasciatore ad Addis Abeba.
Il Somaliland ha dichiarato la propria indipendenza dalla Somalia nel 1991, ma finora non è stato riconosciuto come Stato autonomo dalla comunità internazionale.
Mogadiscio da oltre 30 anni si oppone fermamente alla separazione della regione, ma in realtà ha poca voce in capitolo sugli affari di quello che è ormai di fatto uno Stato autonomo, dotato di un proprio governo, leggi, forze di sicurezza, di una sua valuta e passaporto.
Le autorità del Somaliland, dunque, non riconosceranno la nuova norma approvata dal parlamento somalo.
Il memorandum d’intesa firmato il 1° gennaio dà all’Etiopia l’accesso ai servizi marittimi commerciali e una base militare, grazie alla concessione per 50 anni di 20 chilometri di costa su una delle rotte marittime più trafficate al mondo.
L’accordo sta infiammando l’intera regione, aumentando le tensioni anche all’interno del Somaliland.
Lo scorso fine settimana sono scoppiate proteste a Burco e Borama. Nel primo caso si è trattato di manifestazioni in gran parte a sostegno dell’intesa, mentre a Borama, nella regione di Awdal al confine con l’Etiopia, i residenti si oppongono all’accordo, minacciando persino un’insurrezione contro Hargeisa.
Sulla stessa linea il ministro della Difesa del Somaliland, Abdiqani Mohamud Ateye, proveniente dal clan Isse dell’Awdal, che ieri per protesta si è dimesso.
Sul piede di guerra anche le milizie armate dei clan nella regione che minacciano una resistenza armata contro il presidente Muse Bihi se il memorandum d’intesa dovesse procedere.
Un aumento della tensione che fa temere lo scoppio di violenze tra i clan Isse e Isaq nell’Awdal, e tra l’esercito somalo e quello del Somaliland.
E che preoccupa anche la comunità internazionale, con Stati Uniti, Unione Europea, Unione Africana, ma anche Lega Araba, Egitto e Turchia che hanno chiesto il rispetto della sovranità della Somalia.
I timori riguardano anche le recenti dichiarazioni di Ali Mohamud Rage (alias Ali Dheere), uno dei portavoce del gruppo terrorista al-Shabaab, anch’egli schierato contro Etiopia e Somaliland.