Elezioni all’insegna dell’alternanza democratica quelle che si sono svolte il 13 novembre scorso nello stato del Somaliland, auto-dichiaratosi indipendente dalla Somalia nel 1991, ma mai riconosciuto come tale da Mogadiscio e dalla comunità internazionale.
Secondo i risultati preliminari annunciati oggi dalla Commissione elettorale (NEC), la corsa alla presidenza è stata vinta dall’oppositore Abdirahman Mohamed Abdullahi, noto come Irro, fondatore e leader del partito Waddani, che ha battuto il presidente in carica Muse Bihi Abdi del partito di governo Kulmiye.
Irro ha ottenuto il 64% dei voti contro il 35% di Bihi che nel 2017 era salito alla presidenza sconfiggendo il rivale di Waddani con il 55% di consensi.
Un unico mandato, dunque, per il capo di stato uscente, prolungato da cinque a sette anni a causa dell’instabilità legata a tensioni politico-claniche, sfociate nel 2023 in aspri scontri nella regione di Sool, contesa con il vicino Puntland.
Gli osservatori internazionali hanno certificato che il voto si è svolto nella calma e in modo pacifico.
La NEC non ha ancora comunicato quanti degli oltre 1 milione e 227mila cittadini registrati (su una popolazione di più di 6 milioni) si siano recati alle urne. Anche i risultati definitivi del voto non sono stati ancora ufficialmente comunicati. Manca ancora infatti anche la percentuale di voti assegnati al terzo candidato alla presidenza, Faisal Ali Warabe del Justice and Welfare Party.
Queste elezioni sono al centro dell’attenzione regionale e internazionale per le crescenti tensioni tra Hargeisa e il governo di Mogadiscio che considera lo stato settentrionale parte del suo territorio e non accetta la firma di un memorandum d’intesa tra il Somaliland e l’Etiopia, in base al quale Addis Abeba otterrebbe in concessione 20 km di costa nel Golfo di Aden per installarvi un suo porto commerciale.
Un accordo, firmato il 1° gennaio scorso, che per Hargeisa ha come contropartita l’ambìto riconoscimento come stato indipendente e sovrano.
Un obiettivo che è stato al centro delle campagne elettorali di tutti i candidati che sperano si possa concretizzare anche con l’insediamento alla Casa Bianca del nuovo presidente Donald Trump.
Diversi importanti funzionari del Dipartimento di stato americano che si sono occupati della politica africana durante il primo mandato di Trump hanno, infatti, pubblicamente espresso il loro sostegno al riconoscimento della piena sovranità del Somaliland.
Un’eventualità remota, questa, secondo alcuni analisti, ma potrebbe avere ripercussioni estremamente gravi per la stabilità di tutta l’Africa orientale.
Sugli equilibri futuri del Corno d’Africa pesa infatti l’alleanza stretta dal governo Somalo con Turchia, Egitto ed Eritrea per contrastare quelle che Mogadiscio considera mire espansionistiche di Addis Abeba sul suo territorio. (MT)