Scontri tra manifestanti e forze di sicurezza del Somaliland (regione del nord della Somalia autoproclamatasi indipendente nel 1991, ma non riconosciuta dalla comunità internazionale) hanno causato ieri la morte di 20 persone e oltre 30 feriti.
I fatti sono avvenuti a Las Anod, capitale amministrativa di Sool, nel sudest del Somaliland, dove i disordini sono iniziati da oltre una settimana. Da tempo Las Anod è al centro di una disputa tra il Somaliland e l’altra regione semiautonoma di Puntland. Entrambe le regioni rivendicano il possesso della città.
La richiesta dei manifestanti è che le forze di sicurezza del Somaliland, che controllano la città, vengano espulse. I soldati del Somaliland sono tra l’altro accusati di aver provocato insicurezza e instabilità nell’area, dove di recente si sono verificati alcuni omicidi a sfondo politico.
Ahmed Hassan, residente a Las Anod, ha avuto modo di assistere alla manifestazione e ha testimoniato che tra le vittime degli scontri si contano donne e studenti: «Si trattava di una manifestazione pacifica, ma la polizia ha deciso di fermarla con la forza e ha usato proiettili veri. Ciò ha provocato la rabbia dei manifestanti».
Yasmin Omar Mohamoud, presidente del Centro per i diritti umani del Somaliland, ha comunicato che a Las Anod è stata bloccata la connessione internet e che 53 persone sono state arrestate. Ha inoltre dichiarato: «Non si dovrebbero usare armi letali contro i civili. Non è così che si possono calmare le tensioni».
In un comunicato congiunto, i partner internazionali della Somalia, tra i quali la Missione per la transizione dell’Unione africana (Atmis), l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad), la Lega degli stati arabi (Las) e un folto gruppo di paesi che hanno relazioni con la Somalia, hanno espresso preoccupazione per gli incidenti e invitato alla calma e alla moderazione. «La protezione dei civili deve essere garantita e le tensioni vanno risolte attraverso il dialogo», si legge nella nota.