Stampa sotto tiro: contro i giornalisti ancora troppi omicidi irrisolti - Nigrizia
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In occasione della Giornata internazionale per porre fine all'impunità per i crimini contro i giornalisti, un nuovo report dell'Unesco denuncia un quadro globale in progressivo peggioramento
Stampa sotto tiro: contro i giornalisti ancora troppi omicidi irrisolti
04 Novembre 2024
Articolo di Redazione
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Credit: Sam McGhee/Unsplash

Da un punto di vista globale, la fine dell’impunità per i crimini commessi contro i giornalisti è sempre più lontana. Il 2 novembre, in occasione della giornata mondiale a sostegno della causa, l’Unesco ha pubblicato un report i cui dati sono angoscianti. Ogni quattro giorni, in qualche parte del mondo, un reporter perde la vita per aver voluto raccontare una verità scomoda. Nel 2023, c’è stata un’impennata di omicidi, soprattutto a Gaza, dove le uccisioni si verificano ‘ad un livello mai visto in nessun conflitto in tempi moderni’, ha dichiarato Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. Lo scorso anno, nel mondo 162 giornalisti sono stati uccisi, con un aumento del 38% rispetto agli anni precedenti. 

Se il tasso di impunità si è ridotto di qualche punto, si attesta comunque all’85%, restando inaccettabilmente alto. E anche quando si arriva a una sentenza, in media ci vogliono quattro anni per ottenere giustizia.

C’è poi un netto incremento degli omicidi di giornalisti in paesi colpiti da conflitti, con 72 omicidi legati direttamente a situazioni di guerra. A ciò si aggiunge il preoccupante aumento delle sparizioni e dei rapimenti, culminati in 13 omicidi, e delle morti in custodia, con 5 casi documentati. Il 2022 ha segnato anche un triste record, con il numero più alto di omicidi di giornaliste donne degli ultimi sei anni. 

Africa: tra zone d’ombra e esempi di coraggio 

Il quadro africano è complesso e variegato. Se il numero di omicidi di giornalisti (14) è nettamente inferiore rispetto a quello di altre aree del mondo, come l’America Latina o alcune regioni asiatiche, il problema dell’impunità resta comunque una ferita aperta per il continente.  Mentre Ghana e Namibia sono tra i paesi più sicuri per chi lavora per la stampa, in Somalia, Sudan, Sud Sudan e Repubblica democratica del Congo il tasso di impunità per l’omicidio dei giornalisti rimane tra i più alti, con le autorità che raramente intraprendono indagini efficaci, lasciando famiglie e colleghi delle vittime in un limbo di ingiustizia. Il caso del Burkina Faso, ad esempio, insieme a tutto il Sahel, evidenzia l’instabilità delle protezioni: l’insicurezza crescente e la proliferazione di gruppi armati hanno reso particolarmente difficile il lavoro della stampa.

In paesi come il Sudafrica, invece, negli ultimi anni si è registrata una leggera diminuzione degli attacchi alla stampa anche grazie al lavoro di gruppi per la difesa dei diritti umani, che ha spinto le autorità ad assumere una posizione più decisa sulla protezione dei giornalisti.

Insomma, si celebrano piccoli progressi, ma l’allerta è e deve rimanere alta, soprattutto data la crescente normalizzazione degli attacchi ai professionisti del campo dell’informazione durante conflitti armati. 

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