Crescono negli Stati Uniti le acquisizioni di cittadinanza per chi ha prestato servizio nell’esercito statunitense.
Nel complesso riguardano solo l’1.4% delle nuove naturalizzazioni, per un totale di 878.500 nel 2023.
Ma nel 2024 rispetto all’anno precedente, le domande di chi si è arruolato o dei veterani sono aumentate del 34%, passando dalle 4570 del 2020 a 16.290.
Arruolarsi nell’esercito infatti consente di avere accesso ad alcune disposizioni speciali e di sorvolare su alcuni requisiti. E soprattutto per chi proviene da alcuni paesi, diventa un canale d’accesso al diritto alla cittadinanza con minori ostacoli da superare.
Anche per questo motivo, tra le prime dieci popolazioni di provenienza che scelgono questa strada ci sono Nigeria, con 3.270 concessioni, Ghana, 2.190, e Camerun e 1.750. Si tratta di persone di ogni fascia d’età, dai 17enni agli over 40, con una discreta percentuale di donne (27%).
Lo scambio tra servizio militare e rilascio dei documenti è realtà presente in diversi paesi, anche Europei, come la Francia, dove per i cittadini stranieri è possibile iscriversi alla “Legione straniera”. Per ultima, anche Israele lo scorso settembre ha dichiarato che avrebbe riconosciuto il permesso di residenza permanente alle persone migranti africane che si fossero arruolate nell’esercito.
Negli Stati Uniti l’arruolamento è una delle diverse possibilità all’interno di un quadro legislativo comunque meno stringente rispetto a quello italiano. I tempi, soprattutto, sono più rapidi.
E’ il caso della residenza legale permanente, che deve essere di un minimo di 5 anni contro i 10 dell’Italia. Un’asticella temporale alta anche per gli standard europei. Anche la Germania, di recente, ha diminuito il requisito da 8 anni a 5.
Nei mesi scorsi ha fatto il giro del web la proposta di referendum per ridurre anche nel nostro paese il limite minimo a 5 anni. La petizione, che ha raccolto le 500mila firme necessarie in tempi record, è stata approvata proprio nei giorni scorsi dalla Cassazione.