Il missionario comboniano mons. Christian Carlassare è stato ordinato vescovo della diocesi di Rumbek, in Sud Sudan, lo scorso 25 marzo, solennità dell’Annunciazione e giorno della Memoria dei missionari martiri.
Prima della partenza per il Sud Sudan, quando gli chiedemmo come rileggesse l’attentato, da cui si è peraltro ripreso perfettamente, che il 25 aprile 2021 impedì che si svolgesse la celebrazione dell’ordinazione già fissata per il 23 maggio, padre Carlassare ci diceva: «Quanto è successo a me servirà per purificare e far spazio all’opera di Dio. San Daniele Comboni usava dire che le opere di Dio, a differenza di quelle umane, nascono e crescono ai piedi della croce. E quindi mi sembra di poter intravedere la cura e la presenza di Dio in quanto è successo, per un maggior bene della missione e della Chiesa di Rumbek».
Così, dopo un anno esatto, padre Christian è rientrato nel paese e una grande folla lo ha accolto, insieme alle autorità ecclesiali e civili, prima nella capitale Juba e quindi nella cattedrale di Rumbek.
Il cardinale Gabriel Zubeir Wako, arcivescovo emerito di Khartoum (Sudan), che presiedeva la celebrazione di ordinazione del nuovo vescovo, nell’omelia diceva tra l’altro: «Molto spesso, il lavoro di un vescovo è frainteso, specialmente dalla nostra gente. Molti vedono il vescovo come un grande uomo. Proprio come si vede un generale dell’esercito o un ministro… Credetemi, non sarete niente quando diventerete un vescovo. Io sono vescovo dal 1975. Si potrebbe pensare di me che ormai, con una così lunga esperienza, abbia accumulato soldi, case o automobili. Invece Gesù ci ha detto che non è per questo che siamo qui».
E con umiltà ha aggiunto: «L’unica cosa che ti offro e ti auguro è questa: che il Signore ti benedica per aver accettato la sua chiamata, grazie per aver scelto di essere vescovo tra noi!». E a tutti i presenti ha aggiunto: «Un vescovo ha bisogno di persone che lo aiutino. I vescovi hanno bisogno di sostegno, e questo sostegno siete voi. Aiutate i vostri vescovi in modo che essi sostengano i poveri tra di voi».
Mons. Carlassare è il vescovo italiano più giovane al mondo (44 anni), posto alla guida di una diocesi che fu anche quella di un altro missionario comboniano, il bresciano padre Cesare Mazzolari, morto nel 2011 pochi giorni prima della dichiarazione di indipendenza del Sud Sudan.
Da quel momento, la diocesi di Rumbek era rimasta sede vacante. Ci diceva ancora padre Christian prima di partire: «A causa del conflitto e della violenza provocata da una forte presenza di armi, la popolazione in Sud Sudan è molto polarizzata, frustrata e divisa: ci dovrà essere un grande impegno per promuovere distensione, ascolto e riconciliazione; e per superare una dinamica ostile molto radicata».
E aggiungeva: «La Chiesa sudsudanese è povera; mancano sicurezze e mezzi, ma può contare sulla solidarietà e resilienza della gente. È una Chiesa ferita e sofferente, ma non mancano fede e speranza nella guarigione. È una Chiesa giovane che ha un lungo cammino da percorrere davanti a sé. È una Chiesa fragile e imperfetta che fa esperienza dell’amore compassionevole di Dio ed è chiamata ad essere testimone di misericordia». E concludeva: «La Chiesa di Rumbek ha bisogno di verità e perdono. Il paese, poiché continuano purtroppo miseria e violenze, ha bisogno di verità e misericordia. Solo accogliendo questi doni ci sarà spazio per la pace».
Il compito del nuovo vescovo sarà davvero gravoso. La diocesi di Rumbek, infatti, è estesa su un territorio grande quanto Lombardia e Triveneto messi assieme, abitata da un milione e mezzo di abitanti di cui il 15% cattolico (il resto protestante o legato alla religione tradizionale) organizzato in 16 parrocchie che si configurano come missioni vastissime, ciascuna delle quali è composta da piccole comunità cristiane animate da ministri laici.
Sarà importante conservare la comunione e la solidarietà espresse in questo tempo a padre Carlassare da migliaia di persone che ha potuto incontrare in tante comunità cristiane nei mesi trascorsi in Italia. Aspettando l’annunciata visita nel paese di papa Francesco.