Kiirdom. The Sprawling Corporate Kingdom of South Sudan’s First Family (L’estendersi del regno societario della prima famiglia del Sud Sudan).
È il titolo della parte riservata al Sud Sudan della piattaforma interattiva Atlas, presentata il 19 novembre. Si tratta di un progetto di raccolta e organizzazione di dati che si propone di “mappare, visualizzare e analizzare reti che traggono benefici da conflitti violenti, repressione e cleptocrazia”.
L’obiettivo è fornire “dati rilevanti a giornalisti, politici, istituzioni finanziarie e altri attori del settore privato e al pubblico in genere, in modo che i responsabili di violenze e corruzione su larga scala ne debbano affrontare le conseguenze”.
Per quanto riguarda il Sud Sudan, i dati presentati nella piattaforma riguardano la famiglia di Salva Kiir, primo e unico presidente del paese. Kiir è di fatto in carica da poco meno di vent’anni: dal 2005 al 2011 come vicepresidente del Sudan, occupato nel preparare il referendum di autodeterminazione previsto dall’accordo di pace che aveva messo fine alla guerra civile; dal 2011 ad oggi come presidente del Sud Sudan, ormai paese indipendente.
In questo arco di tempo Salva Kiir ha retto un paese tra i più corrotti del mondo, tanto che il suo sistema di governo si è guadagnato la definizione di cleptocrazia. La corruzione, dice Atlas come molti altri analisti sudsudanesi e non, è la radice profonda del conflitto scoppiato nel dicembre del 2013 e non ancora del tutto risolto, e della mancanza di sviluppo che devasta il Sud Sudan.
“E mentre Kiir denuncia pubblicamente la corruzione, la sua famiglia ha ammassato una vasta rete di compagnie in alcuni dei settori più redditizi dell’economia sudsudanese”.
La ricerca fornisce un’ampia e solida prova di quanto affermato.
La documentazione presentata riguarda infatti ben 126 compagnie di cui sono stati esaminati i documenti ufficiali, depositati presso il dipartimento per la registrazione degli affari (Department of Business Registry) del ministero della Giustizia sudsudanese, secondo le disposizioni del Companies Act del 2012.
Le compagnie in cui i familiari di Kiir posseggono pacchetti azionari più o meno rilevanti, operano nel settore petrolifero, dell’estrazione mineraria, del sistema bancario, del commercio, dell’aviazione, della logistica e della sicurezza privata.
I ricercatori hanno identificato come beneficiari della vasta rete finanziaria familiare sette figli del presidente, la moglie Mary Ayen Mayardit, il cognato, generale Gregory Vasili Dimitry Yalouris – sanzionato dal Dipartimento di stato americano nel 2018 per il suo ruolo di fomentatore del conflitto e per quello di mercante di armi – e alcuni nipoti. In totale 11 persone.
Il presidente non compare direttamente, in modo da bypassare i dettami della Costituzione che vietano alle alte cariche statali di esercitare professioni e trarre vantaggio da affari privati. I familiari talvolta sono stati coinvolti nel network quando erano ancora minorenni, allo scopo evidente di coprire i veri proprietari ed evadere eventuali indagini e sanzioni.
Le pagine della piattaforma sono facilissime da navigare e presentano in modo dettagliato il portafoglio azionario di ogni singola persona coinvolta nel netwok. Ogni familiare ha, infatti, una pagina dedicata, in cui si trova una breve biografia, l’elenco delle compagnie di cui possiede un pacchetto azionario, i legami familiari ed eventuali beni posseduti.
Anche ogni compagnia ha la sua pagina, accessibile dagli elenchi riportati nelle pagine delle persone coinvolte nel network. Di ogni elemento viene fornita la bibliografia, in modo che siano immediatamente rintracciabile le referenze.
I dati raccolti vengono infine utilizzati per presentare una stringata ma precisa analisi di quanto trovato. Nella pagina si dice che la rete di affari della famiglia Kiir potrebbe facilmente nascondere rischi di corruzione. È perciò necessario essere vigilanti in particolare in vista delle elezioni, più volte spostate e ora previste per il dicembre del 2026.
Un lavoro immane che permette di navigare in profondità “tra i dadi e i bulloni della cleptocrazia”, ha dichiarato Michelle Kendler-Kretsch, manager del dipartimento investigativo. Un lavoro da intendere come in divenire, tanto che in ogni pagina compare anche l’invito a condividere anonimamente eventuali informazioni, che saranno approfondite dal team di ricerca.
Atlas è uno dei progetti di The Sentry, fondata dall’attore George Clooney e dall’attivista e analista americano John Prendergast, che ha come motto War Crimes Shouldn’t Pay (I crimini di guerra non dovrebbero pagare) nel senso che non dovrebbero produrre guadagni.
Si descrive come un’organizzazione investigativa con lo scopo di disattivare reti predatorie multinazionali che traggono beneficio da conflitti, repressione e cleptocrazia.
Atlas sta lavorando anche su altri paesi, e in particolare sull’impero delle due figlie del presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev.