Quella di oggi è una giornata storica per gli appassionati di calcio in Sud Sudan. Per la prima volta infatti la nazionale disputa una partita internazionale ufficialmente riconosciuta da quando il paese è stato ammesso alla FIFA il 25 maggio 2012.
A scendere in campo nel nuovo stadio nazionale di Juba, inaugurato poco prima del fischio di avvio dopo due anni di lavori costati 5 milioni di dollari – finanziati dal programma FIFA Forward, un fondo riservato agli stati membri per lo sviluppo del calcio -, le sudsudanesi Bright Stars che affronteranno il Sudan in una partita di qualificazione alla Coppa del Mondo 2026.
La rilevanza dell’incontro sta nel fatto che i sudsudanesi giocheranno la loro prima partita di livello mondiale dall’indipendenza, ottenuta nel luglio 2011 proprio dal Sudan. Ma anche nella resilienza della stessa nazionale sudanese guidata dall’ex coach del Ghana Kwesi Appiah che ha saputo mantenere preparazione e concentrazione nonostante 14 mesi di sanguinosa guerra interna al paese.
Una partita difficile, quella contro i “fratelli” sudanesi, al secondo posto nel gruppo B (i padroni di casa sono in coda, al quinto). «Giocheremo con molta ambizione e l’ambizione è vincere. Solo quello. Ma abbiamo bisogno del vostro sostegno», ha dichiarato ieri l’allenatore dei Bright Stars Nicholas Dupuis, invocando il supporto dei tifosi.
Nonostante la profonda crisi economico-finanziaria e le permanenti tensioni politico-militari che ancora scuotono il paese a quasi sei anni dalla fine del conflitto civile, il Sud Sudan è comunque riuscito ad ottenere il via libera dalla FIFA per ospitare gare internazionali, grazie alla ricostruzione dello stadio della capitale.
Cosa che non è avvenuta invece per diciassette nazionali africane, costrette a giocare all’estero le partite casalinghe di qualificazione di Mondiali a causa della mancata idoneità degli stadi.