Sudafrica: l'ANC esce vincitore dai negoziati sull'unità nazionale - Nigrizia
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Nel nuovo esecutivo 12 ministeri alle opposizioni e 20 al partito che ha sempre governato il paese
Sudafrica: l’ANC esce vincitore dai negoziati sull’unità nazionale
La formazione che ha sempre governato il paese si tiene il "cluster economico"
01 Luglio 2024
Articolo di Brando Ricci
Tempo di lettura 5 minuti
Foto AP/Julio Cortez

L’African National Congress (ANC) è riuscito a tenere i ministeri a cui teneva di più e al contempo a non far naufragare il governo di unità nazionale a cui l’ha obbligato la debacle alle ultime elezioni generale dello scorso 29 maggio, quando il partito ha perso per la prima volta la maggioranza assoluta che deteneva in Assemblea nazionale dal 1994.  Sembra essere questo, uno dei punti principali a emergere dalla composizione dell’esecutivo, annunciata dal presidente Cyril Ramaphosa dopo settimane di negoziati.

Che le mediazioni siano state complicate lo si può capire dallo stesso perimetro di questo governo, che è il più ampio da tempo. Il gabinetto è infatti composto da 32 ministeri, contro i 30 della precedente legislatura, mentre i vice ministri sono addirittura 43. Questo nonostante l’ANC avesse promesso di voler ridurre il numero dei ministri. Ma per far entrare tutti (e rinunciare al meno possibile, verrebbe da pensare) è stato necessario aprire il campo stesso su cui agire.

Entrando nei dettagli della composizione del governo, 20 ministeri sono andati all’ANC e 12 alle opposizioni. Di questi, sei sono finiti a esponenti delle Democratic Alliance (DA), il partito che ha ottenuto il secondo maggior numero di voti alle scorse elezioni con il 22% dei consensi, il 18% in più del 40% ottenuto dall’ANC. Altri due ministeri sono andati invece all’Inkhata Freedom Party (IFP), quinto partito in assoluto alle scorse consultazioni ma terzo se si guarda a quelli che compongono il governo. Altri quattro dicasteri sono andati ad altrettanti partiti minori mentre contando anche i vice responsabili il numero di formazioni politiche coinvolte sale a 11.

Il nodo economico

Poco utile badare solo a percentuali e numeri però; in politica una piuma e una pietra da un chilo non pesano uguali, e a contare è il valore specifico. L’ANC si è assicurata i ministeri di quello che in Sudafrica viene chiamato “cluster economico”, ovvero Sviluppo delle piccole imprese, Commercio e industria e poi Finanza. Quest’ultimo in modo particolare è stato affidato nuovamente a Enoch Godongwana, fra le figure più rilevanti dello scorso governo.

L’assegnazione di questi ministeri è stata al centro delle negoziazioni con le DA e di quelle interne all’ANC con i suoi alleati storici, il partito comunista e il maggior sindacato del paese, il Congress of South African Trade Unions (COSATU). Il timore era che i dicasteri finissero alle DA, il partito più caro alla classe imprenditoriale del paese e quindi sospettato di poter spingere per misure avverse alla massa di lavoratori. In qualsiasi caso, i tre ministri avranno un bel daffare: il Sudafrica è ritenuto il paese più diseguale al mondo dalla Banca Mondiale e secondo il coefficiente di Gini ed è fra quelli dove si registrano i più alti tassi di disoccupazione e disoccupazione giovanile.

Le Democratic Alliance hanno avuto comunque tre vice ministri nel settore economico, uno per ogni ministero. Oltre a questo, sei dicasteri sono stati assegnati a esponenti del partito, come detto, fra cui il suo leader John Steenhuisen, che è il nuovo titolare dell’Agricoltura. Alle DA sono andati anche Interni, Lavoro pubblico e infrastrutture, Istruzione primaria, Comunicazione e Ambiente.

Altri ministeri molto cari all’African National Congress (ANC) e alle sue storiche politiche di riequilibrio delle disuguaglianze ereditate dell’apartheid e a favore della popolazione nera sono o rimasti al partito di governo o finiti a formazioni su posizioni più vicine a quelle dell’ANC su questi temi, come il Pan Africanist Congress of Azania (PAC), che nell’esecutivo si è visto affidare il ministero per la Riforma della terra.

«Per il popolo del Sudafrica»

Nel complesso però, i compromessi raggiunti sembrano aver soddisfatto Steenhuisen. Questo nonostante il suo partito mirasse all’inizio a ben 11 ministeri, almeno stando a documenti trapelati alla stampa sudafricana durante i negoziati. «La nomina del gabinetto e l’accordo tra i due maggiori partiti all’interno del governo di unità nazionale ci aprono la strada per iniziare ora a dare risultati a favore del popolo del Sud Africa», ha affermato il leader delle DA, 48 anni.

Non da ultimo, uno dei punti di dissenso fra ANC e DA era la politica estera. I due partiti si dividevano soprattutto sul sostegno alla causa palestinese e l’opposizione alle politiche di Israele, caposaldo della proiezione estera del partito che ha sempre governato il paese. In questo senso, è utile segnalare che il nuovo titolare della diplomazia sudafricana è l’ex ministro della Giustizia Roland Lamola, rappresentante di Pretoria nella sua causa intentata per genocidio contro Israele alla Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite.

La maggioranza attuale ha riconfermato nelle scorse settimane il presidente Cyril Ramaphosa. Le opposizione hanno fatto invece fronte comune in un cosiddetto “progressive caucus”. Le formazioni più rilevanti al suo interno sono gli Economic Freedom Fighters (EFF), su posizioni populiste di sinistra, e soprattutto l’Umkhonto me Sizwe (MK), terzo partito più votato alle ultime elezioni. La formazione è di fatto presieduta dall’ex presidente Jacob Zuma.

 

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