Via dalla capitale Pretoria entro fine mese. Il governo di Taiwan avrebbe ricevuto questa ingiunzione dal Sudafrica: il paese africano avrebbe chiesto a Taipei di spostare a Johannesburg il suo ufficio di rappresentanza nel paese su pressioni della Cina.
Questo almeno è quanto dichiarato alla stampa locale da una fonte del ministero degli esteri del paese asiatico. La ricostruzione di questo funzionario è stata ufficiosamente confermata al quotidiano sudafricano Daily Maverick da fonti anonime della diplomazia sudafricana.
Pretoria è la capitale amministrativa del Sudafrica. Città del capo ospita invece l’Assemblea nazionale ed è pertanto ritenuta la capitale legislativa mentre a Bloemfontein trova invece il centro del potere giudiziario.
Spostare gli uffici di Taiwan fuori da Pretoria e in una città che non ha lo stesso valore amministrativo significa di fatto ridimensionare ulteriormente lo status diplomatico del paese asiatico, che non può comunque possedere un’ambasciata ufficiale.
L’inizio nel 1998
Dal 1998 infatti, il Sudafrica, così come la stragrande maggioranza dei paesi del mondo e tutti i paesi dell’Africa eccetto il vicino Eswatini, non riconosce Taiwan, piccola isola a largo delle coste cinesi, come uno stato indipendente, ma solo come parte della Cina.
Proprio come molti altri paesi del mondo però, il Sudafrica intrattiene rapporti con Taipei di vario genere ed è per questo che il paese asiatico può disporre, per adesso a Pretoria, di un “liason office”, così come il Sudafrica può godere dei servizi un ufficio pari grado nel paese.
Una filiale della sede centrale a Pretoria è presente anche a Città del capo. Fra le mansioni svolte da questi uffici ci sono la gestione delle domande di visto e la facilitazione nei rapporti commerciali bilaterali.
Adesso, secondo quanto rivelato all’agenzia semi-ufficiale di Taiwan, Central News Agency (CNA), dal già citato funzionario, che ha mantenuto la condizione di anonimato, il governo asiatico avrebbe circa due settimane per spostarsi da Pretoria, pena la chiusura dei suoi uffici.
Secondo quanto verificato dal Maverick, la nuova sede dovrà essere traferita a Johannesburg, città più popolosa ed economicamente rilevante del Sudafrica ma non, appunto, una delle sue capitali.
Secondo quanto ricostruito dalla stampa di Taiwan, il Sudafrica si sta muovendo su pressione cinese e la richiesta di Pretoria sarebbe partita a inizio mese. Pechino starebbe facendo appello alla risoluzione 2758 delle Nazioni Unite, che riconosce la Repubblica popolare cinese come unico rappresentante legittimo del paese in sede Onu.
Per effetto di questo provvedimento, i rappresentanti dell’allora governo taiwanese guidato dal Partito nazionalista cinese, il Kuomintang, vennero rimossi. Il Kuonmitang e il Partito comunista cinese avevano combattuto una lunga guerra civile.
Con la vittoria della formazione comunista, nel 1949, i nazionalisti si ritirarono sull’isola di Formosa, appunto Taiwan, dando inizio alla disputa territoriale e politica che prosegue ancora oggi.
Il portale Bloomberg fa risalire l’inizio delle sollecitazioni sudafricane al dicembre scorso invece, in concomitanza con un summit dei Brics che si è svolto proprio in Sudafrica e che ha visto la partecipazione del presidente cinese Xi Jinping.
In qualunque caso, Taipei ha già minacciato possibili ritorsioni diplomatiche. In spirito di reciprocità, , qualora fosse costretta a lasciare Pretoria Taiwan sposterebbe il liason office sudafricano fuori dalla capitale, ma non solo.
A rischio ci sarebbe anche il proseguimento di un programma di scambi culturali bilaterali che permette a circa 5mila insegnati di inglese sudafricani di lavorare sull’isola asiatica.
C’è un precedente illustre, per quanto riguarda questo tipo di misure. Nel 2017 la Nigeria decise per ragioni simili di spostare gli uffici di Taiwan dalla capitale Abuja a Lagos. Il paese asiatico rispose spostando la rappresentanza diplomatica nigeriana fuori dalla capitale.
La reazione della DA
Al di là della cronaca, le schermaglie fra Sudafrica e Taiwan dicono delle pressioni cinesi in Africa e anche, osserva Bloomberg, dell’utilizzo politico della piattaforma dei Brics da parte di Pechino.
Le tensioni con Taipei hanno intanto aperto una nuova crepa all’interno del governo di unità nazionale sudafricano che si è costituito lo scorso maggio, dopo che l’African national congress (ANC) non è riuscito a raggiungere la maggioranza assoluto in Parlamento per la prima volta dal ritorno alla democrazia.
La seconda forza all’interno dell’esecutivo di larghe intese è la Democratic Alliance (DA), partito lontano dall’ANC su diverse questioni di politica estera. Secondo fonti della diplomazia occidentale rilanciate dal Maverick, la discussione su Taiwan sarebbe stata rinviata, dopo le prime pressioni cinesi a dicembre, proprio in attesa delle elezioni.
Alla luce di quanto appena detto, non sorprenderà quindi l’intervento sulla questione della responsabile degli affari esteri della DA, Emma Powell: «Sebbene la DA riconosca l’interpretazione di lunga data del Sudafrica della risoluzione 2758 delle Nazioni Unite, che è in linea con il riconoscimento di una sola Cina, non ci è stata fornita alcuna ragione sostanziale per credere che il nostro quadro bilaterale con Taiwan debba cambiare», ha affermato la dirigente.
Che ha poi aggiunto: «L’ANC non ha più una maggioranza nazionale e, in quanto tale, non è più libero di determinare unilateralmente le posizioni di politica estera del Sudafrica senza consultazione. La DA sfrutterà la sua posizione all’interno del GNU per garantire un approccio basato sul consenso per definire l’interesse nazionale e determinare il modo in cui il Sudafrica affronta complesse questioni geopolitiche».
Le ragioni, ha chiosato Powell, sono ovviamente anche di natura economica: «Il Sudafrica esporta annualmente a Taiwan 540 milioni di dollari in carbone, 180 milioni di dollari in grano e 180 milioni di dollari in automobili. Secondo il DA, è fondamentale che Taiwan continui a godere di rappresentanza consolare e commerciale all’interno del nostro Paese, sulla stessa base di quanto ha fatto dal 1998».