Mentre i cittadini sudafricani riferiscono a uno dei giornali più letti del paese di dover scegliere fra “il cibo e l’energia elettrica”, la moribonda società elettrica nazionale chiede di poter aumentare le tariffe per i consumatori del 36% per il 2026.
La compagnia in questione è Eskom. L’impresa è un cruccio quotidiano per i sudafricani; la crisi economica e infrastrutturale in cui annaspa l’ha costretta negli ultimi anni ha imporre blackout programmati fino a 12 ore al giorno per salvaguardare la tenuta della rete. Solo l’anno scorso, i sudafricani hanno passato almeno qualche ora al buio per oltre 320 giorni. Quest’anno le cose stanno andando diversamente, e da circa sei mesi non si registrano più interruzioni alla rete elettrica significative.
La situazione di Eskom resta però disastrosa: la società statale ha un debito con i creditori di circa 436 miliardi di rand, quasi 23 miliardi di euro. Lo stato sudafricano ha negli anni autorizzato diversi piani di salvataggio; il più sostanzioso è stato lanciato l’anno scorso e consiste in una iniziativa di riduzione del debito da 250 miliardi di rand, circa 13 miliardi di euro, per i prossimi tre anni.
Crisi infinita
Nel valutare il debito della compagnia, il governo sudafricano ha preso atto del fatto che a oggi Eskom «non è nelle condizioni di ripagare il debito tramite i suoi flussi di denaro». Fra le ragioni di questa crisi ormai perenne, il pessimo stato degli impianti a carbone che producono l’80% dell’approvvigionamento di energia del paese (il Sudafrica è l’economia del G20 più dipendente da questa fonte di energia, la più inquinante in assoluto), malagestione, corruzione e atti di vandalismo lunga la rete nazionale. A cui si sommano i debiti che le amministrazioni locali hanno a loro volta con Eskom, che secondo il governo ammontano a circa 78 miliari di rand, oltre quattro miliardi di euro.
Questo il quadro da cui partire per meglio comprendere le richieste che la compagnia statale ha avanzato all’ente regolatore dell’energia nazionale (NERSA). Eskom sostiene infatti di non poter garantire la sua sostenibilità finanziaria sul lungo periodo solo grazia all’intervento del governo. Serve un aumento delle tariffe proporzionato ai costi di produzione.
L’impresa statale ha quindi chiesto di poter aumentare i prezzi al consumatore del 36,5% per il 2026, e poi dell’11% per l’anno successivo e del 9% per il 2028. Questo solo per quanto riguarda gli utenti a cui l’energia viene fornita direttamente da Eskom. Per quelli a cui l’energia viene erogata indirettamente tramite i comuni l’aumento richiesto è addirittura del 44% per il 2026.
La società aumenta le tariffe da anni, e gli incrementi richiesti superano di gran lunga il ritmo di crescita dell’inflazione. Vale anche per quest’anno: il tasso in Sudafrica è fermo infatti al 4,4% e non sembra giustificare un aumento dei prezzi così vertiginoso. Una decisione in merito alle proposte di Eskom dovrebbe esser presa entro marzo 2025. Fra novembre e dicembre intanto, la società statale avrà modo di spiegare le sue ragioni in un serie di dibattimenti pubblici, secondo quanto previsto dall’ordinamento sudafricano.
Le proteste
Gli aumenti alla tariffe qui riportati sono in linea con quelli rivelati lo scorso agosto dalla testata Daily Maverick, che li aveva ottenuti da un documento interno di Eskom trapelato. Lo scoop del quotidiano aveva spinto le Democratic Alliance (DA), ex tradizionale forza di opposizione ora parte dell’esecutivo di unità nazionale che governa il Sudafrica dalle elezioni dello scorso maggio, a promuovere una raccolta firme per chiedere di respingere gli aumenti. L’iniziativa ha raggiunto a oggi le 100mila firme e la campagna prosegue.
In settimana sempre il Maverick, uno dei principali quotidiani del Sudafrica, noto anche per le sue inchieste, ha chiesto ai lettori di dare conto dell’impatto sulla vita quotidiana dell’aumento dei costi dell’energia.
Le testimonianze riportate dal giornale non sono molte sul piano numerico, ma fanno luce sulle difficoltà che ogni giorno vivono i sudafricani. Ci sono pensionati che confessano di non poter pagare l’energia perché questa da sola si porterebbe via metà della pensione, famiglie che ammettono di dover scegliere fra «mettere il cibo in tavola e pagare l’elettricità» e chi, nell’enorme Johannesburg, semplicemente denuncia: «Quella che facciamo, non è vita».