In Sudafrica nuove accuse di corruzione tornano a colpire il governo del presidente Cyril Ramaphosa e l’African National Congress (ANC), il partito che guida il paese dal 1994, anno delle elezioni che sancirono la fine definitiva di oltre 40 anni di regime di apartheid.
Le denunce di tangenti e malversazione di fondi statali sono una costante nella storia recente del partito.
L’anno scorso un report di oltre 4mila pagine, frutto di un’indagine durata più di quattro anni, ha descritto nel dettaglio come un capillare sistema di corruzione abbia segnato i nove anni al potere dell’ex presidente Jacob Zuma, a capo dell’esecutivo fra il 2009 e il 2018.
L’ex capo di stato è stato condannato a 15 anni di reclusione e più volte arrestato e rilasciato ma solo per non essersi presentato davanti alle udienze delle indagini e non in relazione alle accuse per corruzione. Nel 2021 la sua detenzione ha scatenato violenti disordini. Oltre 300 le persone che hanno perso la vita durante le violenze.
Anche Ramaphosa è stato accusato di aver agito in modo illecito dopo un furto di una grossa somma in denaro contante avvenuto in una sua residenza. Il presidente è stato poi scagionato dall’ondusman, il difensore civico nell’ordinamento sudafricano. Lo scorso dicembre, sempre nell’ambito dello stesso caso, il presidente è anche scampato per una sessantina di voti alla messa in stato di accusa da parte del parlamento.
Un caso da 500 milioni di rand
Il nuovo scandalo si basa sulle denunce, per adesso solo a mezzo stampa, di Mthunzi Mdwaba, ex presidente di un ente statale rimosso dall’incarico e messo sotto indagine per un presunto conflitto d’interessi ed irregolarità e amministratore delegato di una società chiamata Thuja.
Mdwaba, che nella sua carriera ha anche guidato il consiglio dell’università di Western Cape, è stato licenziato mentre la sua società stava per incassare un appalto da cinque miliardi di rand, oltre 250 milioni di euro, per un programma per la creazione di 750mila posti di lavoro. La sua compagnia si era registrata solo dieci giorni prima di vincere la gara e tutto il procedimento, adesso cancellato, aveva attirato sospetti e spinto il ministero ad aprire un’indagine.
Mdwaba rilancia però, con una serie di denunce rilasciate al tabloid Sunday World e dall’emittente satellitare Newzroom Afrika. Secondo l’imprenditore infatti tre ministri del governo avrebbero richiesto una tangente pari al 10% dell’appalto, quindi 500 milioni di rand, quasi 26 milioni di euro, per facilitare l’assegnazione della gara a Thuja.
I dirigenti in questione sono il titolare del lavoro Thulas Nxesi, il ministro delle finanze Encoh Godongwana e il capo del ministero dell’istruzione superiore e della tecnologia, Blade Nzimande. Stando alle accuse di Mdwaba, anche il segretario generale dell’ANC Fikile Mbalula avrebbe giocato un ruolo nella transazione illegale.
Alcune delle persone coinvolte sono già corse ai ripari. Proprio Mbalula ha già denunciato Mdwaba per crimen injuria, un reato per l’ordinamento sudafricano assimilabile alle nostre lesioni personali, in questo caso non di natura fisica.
I presunti rancori di Mdwaba
Nxesi ha definito le accuse che gli sono state mosse dall’amministratore delegato di Thuja «false» e «prive di fondamento». Secondo il ministro del lavoro l’imprenditore avrebbe iniziato a covare un particolare rancore nei suoi confronti quando, due anni fa, il governo ha dovuto abbandonare candidatura di Mdwaba all’incarico di direttore generale nell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL). La decisione del governo sudafricano si sarebbe basata in primis sul fatto che nel 2012 Mdwaba era stato dichiarato amministratore inadempiente di una compagnia che dirigeva.
Qualsiasi sia il proseguimento di questa vicenda, nuove accuse di corruzione non devono far piacere ai vertici dell’ANC. Il prossimo anno i sudafricani andranno al voto. Stando ai primi sondaggi rilanciati dai media di Pretoria, il consenso attorno al partito di governo è ai minimi storici, sotto la soglia del 50%.
Sul caso è poi intervenuta anche la maggiore formazione di opposizione del paese, la Democratic Alliance (DA). Il partito ha chiesto a Nxesi di chiarire senza indugi ed eventualmente di citare per diffamazione Mdwaba, qualora le accuse fossero effettivamente inventate. Il partito conclude il suo comunicato con il link per registrarsi per votare nel 2024 e per «salvare il Sudafrica».