«Gli insegnanti e gli studenti sudafricani non trovano lavoro perché i posti sono stati occupati da stranieri». Così Grace Mamonyane, una delle leader dell’Operazione Dudula, un gruppo xenofobo che sostiene la cacciata di cittadini stranieri dal paese, che il 13 ottobre ha lanciato una campagna nazionale a favore dell’allontanamento di insegnanti e studenti stranieri dalle scuole sudafricane.
Una campagna che si sviluppa con pressanti visite degli attivisti negli uffici del ministero dell’istruzione, a cui chiedono il licenziamento dei docenti stranieri e l’assunzione di cittadini sudafricani nelle scuole pubbliche.
I membri dell’organizzazione chiedono inoltre di rimuovere tutti gli studenti non sudafricani, sostenendo che la loro presenza sta compromettendo la qualità dell’istruzione nel paese.
In Sudafrica vivono e lavorano 4 milioni di stranieri, tra cui migliaia di zimbabwani, costretti ad emigrare a causa della difficile situazione economica in patria. Molti sono docenti. «Sono azioni scioccanti» ha dichiarato uno di questi a Voice of America, «è molto doloroso vedere cose del genere accadere in Sudafrica».
Oggi è prevista una manifestazione a Bronkhorstspruit, alla periferia di Pretoria, nella quale gli attivisti xenofobi chiedono che le miniere locali diano la priorità ai disoccupati sudafricani.
Il paese non è nuovo a proteste di questo genere, sfociate anche nel recente passato in atti di violenza contro gli immigrati, aumentate esponenzialmente con la crisi economica. Solo il 13 e 14 ottobre scorsi a Elim, nella provincia di Limpopo, sono scoppiati disordini durante le proteste di attivisti che chiedevano che il centro commerciale desse la priorità ai sudafricani nelle assunzioni del personale.
Disordini che si sono propagati anche al vicino ospedale, così come avvenuto ad agosto, quando picchetti del movimento razzista all’ingresso di un ospedale della capitale Pretoria, impedivano l’accesso alle persone sulla base del colore della pelle e della lingua.