I profitti in Sudafrica del gigante minerario Anglo American Platinum sono crollati del 71% nel 2023. E così l’impresa ha comunicato che prevede di avviare un processo di ristrutturazione e di tagliare 3.700 posti di lavoro, cioè circa il 17% dei suoi dipendenti.
La ristrutturazione implica un confronto con le parti sindacali ed è possibile che il numero degli esuberi si riduca. Ma si tratta comunque di una bella tegola su un paese che ha un tasso di disoccupazione del 32%, oltre che un campanello d’allarme per l’African National Congress (ANC), il partito di governo che si prepara alle elezioni previste per il 29 maggio. La data del voto è stata annunciata ieri dal presidente Cyril Ramaphosa.
Nel comunicato che preannuncia il tagli, la Anglo American Platinum – il sui azionista di maggioranza è la britannica Anglo American – indica nella debolezza dei prezzi dei metalli la causa della sua decisione.
Il Sudafrica è il primo produttore ed esportatore di platino, il cui prezzo sul mercato è in calo costante da mesi. Il metalli che appartengono al cosiddetto “gruppo del platino” sono impiegati per lo più nella costruzione di macchine a benzina e diesel. È probabile quindi che la domanda di questi materiali diminuisca ulteriormente con l’andare avanti degli anni, parallelamente all’aumento della richiesta dei veicoli elettrici e con il progredire della transizione energetica.
L’industria mineraria, un settore vasto che comprende diamanti, oro e carbone, vale il 7% della produzione economica del paese. Un comparto importante quindi, ma che sta andando incontro a una fase molto complessa. La crisi di alcune infrastrutture chiave che da anni attanaglia il Sudafrica – su tutte quella della rete elettrica e della rete tranviaria – ha già avuto un impatto sul settore, come ha mostrato l’anno scorso un report pubblicato dalla società di consulenza PWC.
In quello stesso documento si evidenziava un altro dato, ovvero che alcune riserve minerarie del Sudafrica potrebbero esaurirsi in meno di dieci anni. Con loro, potrebbero venire meno molti dei 470mila posti di lavoro che garantisce il reparto.