Sudafrica: è proprio vero, Total fa greenwashing - Nigrizia
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Non sono gli attivisti a sostenerlo stavolta, ma l'ente privato che gestisce la pubblicità nel paese
Sudafrica: è proprio vero, Total fa greenwashing
La denuncia di una ong ambientalista è stata accolta
23 Agosto 2024
Articolo di Brando Ricci
Tempo di lettura 5 minuti

In Sudafrica il colosso dell’energia Total si macchia di greenwashing, il nome con cui è definita una strategia di comunicazione impiegata in genere da grandi multinazionali che consiste nel far passare in secondo piano i danni sull’ambiente prodotti dalle loro attività, sottolineandone piuttosto il presunto impatto positivo ed evidenziando più in generale le proprie politiche più consapevoli sul tema.

Il termine è a quasi esclusivo appannaggio degli attivisti, ma a usarlo stavolta è stato un ente privato. Per l’esattezza l’ Advertising Regulatory Board (Arb), l’organismo tramite il quale gli attori della comunicazione pubblicitaria del paese africano autogestiscono il loro settore. L’Arb non è quindi una realtà legata al governo.

Ciò nonostante, la decisione dell’ente potrebbe avere alcune conseguenze significative. Soprattutto perché il suo parere rispetto al comportamento di Total arriva dopo la sollecitazione di un’organizzazione ambientalista – Fossil Free Sa – e potrebbe dare quindi nuovo slancio a iniziative del genere da parte degli attivisti.

Meglio andare per ordine. Il caso presentato dalla ong sudafricana riguardava una campagna portata avanti da Total in partnership con l’ente pubblico di gestione dei parchi nazional del Sudafrica, SANParks.

Con l’inizativa, la multinazionale francese e l’organizzazione di Pretoria invitavano gli utenti a postare sui social una loro foto in una delle aree protette controllate da SANParks, taggando i profili social di entrambe le realtà e aggiungendo l’hashtag #Fuelyourexperience (dai forza alla tua esperienza, in un gioco di parole con il verbo inglese che indica fare rifornimento di carburante). Il motto è stato anche scelto come nome della campagna.

La frase incriminata

Nel presentarla sul suo sito, Total scrive. «Ci impegniamo per lo sviluppo sostenibile e la protezione ambientale. Ecco perché collaboriamo con SANparks da oltre 60 anni, affinché i sudafricani possano apprezzare il patrimonio naturale del nostro paese e trasmettere l’amore per l’ambiente ai loro figli».

È questo il passaggio contestato da Fossil Free Sa, che attraverso una sua iniziativa pensata per far pressione sui governi affinchè vietino la promozione pubblicitaria dei combustibili fossili. Fossil Ad Ban, ha presentato una denuncia all’Arb.

Nel testo inviata all’ente si legge, in riferimento a quanto affermato dalla multinazionale transalpina: «Questa è un’affermazione completamente falsa e fuorviante, che riteniamo costituisca greenwashing. TotalEnergies – prosegue la denuncia – sta mentendo al pubblico sulla natura della propria attività». 

A sostegno di queste affermazioni l’ong ha portato alcuni elementi, come il 19esimo posto della società francese fra i maggiori emettitori di Co2 al mondo e la sua quota maggioritaria nell’East African Crude Oil Pipeline, un progetto in sviluppo fra Uganda e Tanzania che, secondo il denunciante, «sarà costruito attraverso alcune delle più importanti riserve naturali di elefanti, leoni e scimpanzé del mondo», produrrà milioni di tonnellate di Co2 e comporterà lo sfollamento di decine di migliaia di persone.

Dal canto suo, la multinazionale ha negato molte delle accuse e riaffermato il suo obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Total ha inoltre affermato che il contenuto contestato e presente sul suo sito non sia classificabile come una pubblicità. 

L’ente sudafricano ha parzialmente accolto la querela di Fossil Free Sa invece, affermando che l’utilizzo del termine “sviluppo sostenibile” è «fuorviante», visto che «non ci sono prove che ci sia un collegamento tra il supporto a SANParks e una qualsiasi definizione di sviluppo sostenibile».

L’Arb ha inoltre riconosciuto che «il core business dell’inserzionista è direttamente opposto alla questione dello sviluppo sostenibile, nella misura in cui il continuo sfruttamento dei combustibili fossili» conduce verso scenari appunto antitetici a questo concetto.

Arb ha quindi «ordinato» ai propri membri di «non accettare alcuna pubblicità dall’inserzionista con la dicitura “impegnato per lo sviluppo sostenibile”». Al contrario, in riferimento alla seconda parte della dichiarazione contestata dalla ong ambientalista, l’ente sudafricano ha sostenuto che «non c’è dubbio» che la partnership di Total con SANParks costituisca un impegno verso la protezione ambientale. Questa seconda dicitura quindi, è ritenuta «non irragionevole».

Rampa di lancio?

La vittoria degli attivisti non è quindi totale, ma rappresenta già un bel passo in avanti. «Questa sentenza rappresenta una vittoria significativa nella nostra lotta contro le tattiche di greenwashing impiegate dalle aziende di combustibili fossili», ha esultato in una nota rilanciata su Instagram Lazola Kati, responsabile della campagna per Fossil Ad Ban. 

Resta da capire se questo successo sudafricano possa servire da apripista per altre mobilitazioni simili presenti in altri paesi. Nel maggio 2023 una Corte di Parigi ha deciso di procedere contro Total per pratiche di greenwashing sulla base di una denuncia presentata da diverse ong internazionali e locali. Il procedimento è in corso.

In Sudafrica la multinazionale francese è stata già oggetto di denunce da parte degli ambientalisti. Mesi fa alcune ong hanno tentato di bloccare la concessione di diritti di perforazione che era stata concessa alla multinazionale per dei giacimenti a largo delle coste del Capo Occidentale.

Nei mesi scorsi Total si è in realtà sfilata da buona parte dei progetti di sviluppo di gas naturale a cui partecipa in Sudafrica, per ragioni perlopiù di tipo economico. 

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