Balletto di dichiarazioni e smentite dell’African National Congress (Anc) sulla volontà di portare il paese fuori dalla Corte penale internazionale (Cpi) dopo il mandato d’arresto emesso il 17 marzo dal tribunale dell’Aja contro il presidente russo Vladimir Putin, atteso in Sudafrica ad agosto quando si terrà il vertice del Brics, organizzazione che riunisce le economie emergenti (oltre al Sudafrica, Brasile, Russia, India e Cina).
Dopo un fine settimana di riunione del comitato esecutivo nazionale, il 24 aprile il presidente Cyril Ramaphosa aveva dichiarato di voler procedere in questa direzione, ma è stato smentito poco dopo da un comunicato del suo ufficio presidenziale che ha parlato di un “errore di comunicazione”.
La confusione nelle recenti dichiarazioni pubbliche rispecchia le tensioni dopo la spaccatura interna al partito (al governo dal 1994), tra alleati di Ramaphosa e fedelissimi dell’ex presidente Jacob Zuma, ma anche l’imbarazzo nel dover gestire una situazione estremamente delicata che pone il Sudafrica nelle condizioni di doversi schierare apertamente contro o a favore della Russia, storico alleato dell’Anc, abbandonando l’atteggiamento neutrale faticosamente mantenuto fino ad oggi, almeno in sede Onu.
Contraddizioni che appaiono ancora più evidenti se si considera che solo poche settimane fa, a metà marzo, il parlamento aveva annunciato il ritiro della legge sui crimini internazionali (International Crimes Bill) un processo legislativo durato sette anni per revocare l’adesione del Sudafrica allo Statuto di Roma.
Un ritiro avvenuto dopo un altro cambio di linea dell’Anc che dopo aver spinto per l’uscita dal tribunale internazionale, lo scorso dicembre aveva deciso che il Sudafrica avrebbe invece dovuto rimanere nella Cpi e cercare di apportare cambiamenti dall’interno.
La legge sui crimini internazionali era stata introdotta nel 2016, dopo che la Cpi aveva chiesto al Sudafrica di arrestare l’allora presidente sudanese Omar El-Bashir, anche lui ricercato per crimini di guerra, che aveva visitato il paese per un vertice dell’Unione Africana nel giugno 2015.