È iniziata la corsa alle primarie dell’African national congress (Anc) che a dicembre terrà l’assemblea quinquennale per eleggere il presidente del partito. La posta in gioco è alta dal momento che chi è eletto sarà anche il candidato alle elezioni presidenziali del Sudafrica nel 2024.
Cyril Ramaphosa, presidente dell’Anc, che mira al suo secondo mandato, deve fare i conti con altri concorrenti all’interno del partito. Ultima a candidarsi in ordine di tempo è Nkosazana Dlamini Zuma, ex moglie del predecessore di Ramaphosa, Jacob Zuma, attuale ministro della governance e degli affari tradizionali ed ex presidente della commissione dell’Unione africana.
All’assemblea elettiva del 2017, presenti oltre quattromila delegati, aveva perso la sfida con Ramaphosa per soli 179 voti. Ma la Dlamini Zuma, della provincia (regione) del KwaZulu-Natal, presentata dall’ex marito, non ha ottenuto finora molti consensi e il suo nome è stato bocciato da esponenti dell’Ret (Trasformazione economica radicale), l’influente corrente nell’Anc presente in varie province, non solo nel KwaZulu-Natal.
Più favorito nella corsa alle primarie pare invece Zweli Mkhize, ex ministro della sanità dimessosi l’anno scorso in seguito all’accusa di appropriazione indebita di fondi pubblici destinati alla prevenzione della diffusione della pandemia. Mkhize, proveniente anche lui dal KwaZulu-Natal, è un veterano del partito di Mandela ed è attualmente membro del Comitato esecutivo nazionale.
Nel suo intervento pubblico tenuto la settimana scorsa a eThekwini (area metropolitana che comprende Durban e centri abitati circostanti) l’ex ministro ha attaccato Ramaphosa accusandolo di aver fallito miseramente come leader dell’Anc e di non aver tenuto fede alle sue promesse di combattere la corruzione e provvedere servizi essenziali alla popolazione nei campi di istruzione, sanità, sicurezza e occupazione.
Si saprà soltanto nei prossimi giorni se il comitato del partito nella provincia del KwaZulu-Natal saprà accordarsi per presentare un solo candidato all’assise elettiva di dicembre. Altrimenti, presentandosi diviso, rischia di compromettere il potenziale di 877 delegati su un totale di 4.357, il più alto numero di ogni altra delle nove province.
Intanto, Ramaphosa ha già ricevuto per la sua rielezione l’approvazione ufficiale di cinque province: Capo orientale, Capo settentrionale, Limpopo, Mpumalanga e Gauteng. Potrà quindi contare sul voto di 2.446 delegati e con la maggioranza assoluta, oltre la soglia dei 2.178 voti, essere rieletto per un secondo mandato alla guida del partito.
Stando così le cose sembra difficile ipotizzare uno stravolgimento degli schieramenti nei prossimi due mesi a favore di altri concorrenti. Lo scandalo di Phala Phala, l’azienda agricola di Ramaphosa dove furono rubati 4 milioni di dollari in contanti, sembrava fino a poco tempo fa che potesse mettere a repentaglio la sua rielezione.
Ma tutto ciò non pare preoccupare minimamente il presidente che finora ha mantenuto il silenzio totale sulla faccenda, tattica con la quale è riuscito a tacitare le critiche dei suoi oppositori dentro e fuori il suo partito.