È considerata senza precedenti la condanna a 15 mesi di carcere che la Corte costituzionale ha comminato il 29 giugno all’ex presidente sudafricano Jacob Zuma. La più alta autorità giudiziaria del paese gli ha contestato il reato di oltraggio alla corte dopo che Zuma si è rifiutato di testimoniare davanti alla Commissione Zondo, incaricata di indagare sulla corruzione al tempo in cui è stato presidente del Sudafrica.
Il mandato presidenziale di Zuma, terminato nel 2018 dopo 9 anni, è stato contrassegnato da accuse di sistematica corruzione. Uomini d’affari e imprenditori, primi fra tutti i fratelli Gupta, sono stati accusati di cospirare con il capo dello Stato e politici del governo di allora, per influenzare decisioni in campo economico e finanziario.
L’ex presidente si è presentato una sola volta alla commissione di inchiesta Zondo che sta facendo luce su ciò che è ormai noto come “il sequestro di Stato”, ma si è poi rifiutato di comparirvi in seguito, dichiarando di aver perso fiducia nell’autorità giudiziaria, colpevole, ai suoi occhi, di aver ingaggiato una guerra politica contro di lui.
È stato allora che il giudice che presiede la commissione, Raymond Zondo, ha chiesto alla Corte costituzionale di intervenire sul caso di oltraggio alla corte, considerato un’offesa criminale.
La sentenza emessa dalla maggioranza dei giudici della Corte costituzionale, presieduta dalla vicepresidente Sisi Khampepe, ha inteso punire Zuma non solo per aver disobbedito all’ordine del tribunale, del gennaio scorso, di testimoniare in commissione, ma anche per i suoi continui attacchi e tentativi di minare l’autorità giudiziaria.
Invece della pena carceraria, Khampepe avrebbe potuto optare per la sospensione della pena. Opzione che è stata scartata, vista la provata mancanza da parte di Zuma di voler adempiere al proprio di dovere di rispondere davanti alla commissione di inchiesta.
«Sarebbe ingenuo credere – ha commentato la Khampepe – che la sospensione della pena, volta a invogliare l’imputato a testimoniare, avrebbe avuto l’effetto desiderato». Al contrario, ci sarebbe stato il rischio che l’ex capo dello Stato raddoppiasse i suoi sforzi per minare lo stato di diritto. Khampepe ha fatto poi riferimento alle ripetute dichiarazioni di Zuma che avrebbe preferito essere incarcerato piuttosto che collaborare con la commissione.
L’ex presidente sudafricano ha 5 giorni a sua disposizione per consegnarsi alla polizia, altrimenti nei seguenti tre giorni il ministro e il commissario nazionale di polizia dovranno adottare le misure necessarie affinché sia condotto in carcere per scontare la pena.