Difficile, se non impossibile, fermare le ambizioni dell’ex presidente del Sudafrica Jacob Zuma. I media della “nazione arcobaleno” ne sono sempre più convinti, ora che la Corte elettorale di Bloemfontein ha respinto una precedente decisione della Commissione elettorale indipendente (Iec) che sanciva la non validità della candidatura dell’ex capo di stato alle elezioni generali in programma il 29 maggio. I giudici hanno infatti accolto il ricorso che i legali dell’ex presidente avevano presentato contro l’esclusione.
È la seconda volta in meno di due settimane che il tribunale elettorale si pronuncia a favore di Zuma, in forma diretta o indiretta: a fine marzo i giudici della stessa corte avevano infatti ugualmente respinto la richiesta del partito di governo ed ex partito di Zuma, l’African National Congress (ANC) che guida il Sudafrica da 30 anni, di rifiutare la candidatura della nuova formazione politica a cui ha aderito l’ex capo di stato, ovvero l’uMkonto we Sizwe (Mk). La formazione di maggioranza sosteneva nella sua denuncia che l’Mk si fosse registrato in modo non legittimo.
Tornando all’ultimo caso sui cui si è pronunciata la Corte invece, l’iscrizione nelle liste dei candidati di Zuma era stata respinta sulla base di obiezioni della cittadinanza e motivata nei precedenti penali dell’ex guida del paese, 81 anni, presidente per due mandati fra il 2009 e il 2018. Zuma, al centro di numerosi processi giudiziari, è stato condannato a 15 mesi di prigione nel giugno 2021 per essersi rifiutato di testimoniare davanti alla Commissione Zondo, un organismo da lui stesso istituito per indagare su un capillare ed esteso sistema di corruzione che vedeva lo stesso ex capo di stato fra i principali animatori.
La giustizia sudafricana vieta a qualsiasi persona che abbia subito condanne superiori ai 12 mesi di candidarsi alle elezioni. Questa, come detto, era proprio l’argomentazione al centro dell’obiezione che era stata presentata contro la candidatura e accolta dalla Iec, e contro cui gli avvocati di Zuma avevano presentato appello.
La Corte elettorale ha fatto sapere che le ragioni della sentenza verranno pubblicate nei prossimi giorni. Non è quindi ancora chiaro su quali considerazioni si siano basati i giudici. In qualsiasi caso la Iec ha già reso nota l’intenzione di volersi avvalere di una consulenza legale per capire come muoversi. Entro venerdì 12 aprile intanto, verranno presentate le liste ufficiali.
L’Mk, adesso, rilancia
Nel frattempo, l’Mk si sta già muovendo su più fronti. I vertici del nuovo partito hanno chiesto le dimissioni dalla presidente della Iec, Janet Love, rea, a loro dire, di essersi dimostrata fin da subito ostile nei confronti di Zuma. In modo particolare, riporta la stampa di Pretoria, Love già a fine gennaio aveva dichiarato che Zuma non era idoneo all’iscrizione nelle liste elettorali. Una prova inconfutabile questa, secondo l’Mk e i legali di Zuma, della posizione pregiudizievole della dirigente.
In realtà, il fatto che Zuma possa effettivamente aspirare alla presidenza non è da dare per scontato. Innanzitutto è necessario specificare che gli elettori sudafricani non eleggono direttamente il presidente, ma decidono solo la composizione del Parlamento. E poi il partito che ha ottenuto la maggioranza a scegliere il capo dello stato.
L’ex presidente è stato costretto alle dimissioni a causa della sua partecipazione nel sistema corruttivo di cui si è già detto, nel 2018, mentre era al secondo mandato, soglia limite per gli incarichi presidenziali stando a quanto stabilito dalla Costituzione del Sudafrica. Anche questo elemento quindi, dovrebbe escludere Zuma dalla possibilità di essere rieletto.
Il quotidiano Daily Maverick ha rilanciato indiscrezioni interne ai suoi sostenitori secondo cui Zuma vorrebbe cedere le eventuali responsabilità di governo a figure più giovani, come la figlia Duduzile Zuma, qualora questa fosse eletta, limitandosi, per così dire, a guidare il partito. Allo stesso tempo, voci di partito citate dalla stampa dicono dell’intenzione dell’Mk di puntare a una alquanto improbabile maggioranza assoluta in Parlamento, proprio nell’ottica di avviare il processo di modifica della Costituzione necessario a nominare Zuma come capo di stato.
Ciò che non uccide…
Le incertezze, si evince, non mancano. Quello che si sa, come suggerisce ancora il Daily Maverick, è che la popolarità di Zuma rischia di aumentare in modo significativo a ogni passaggio giudiziario. L’Mk, che prende il nome dall’antica ala paramilitare istituita dall’ANC durante la lotta contro l’apartheid, di cui pure Zuma ha fatto parte, sta poi usufruendo degli appuntamenti processuali per fare campagna elettorale, di fatto.
La nota positiva sembra provenire dal fatto che la decisione della Corte elettorale dovrebbe, almeno per un po’, spegnere qualsiasi orizzonte di violenza politica. Nelle scorse settimane dirigenti dell’Mk avevano in più occasioni minacciato il ricorso alla violenza qualora Zuma o il partito non fossero stati autorizzati a correre per il voto. Queste dichiarazioni non cadono nel vuoto: nel 2021 l’arresto dell’ex presidente contribuì a innescare un’ondata di scontri che portò alla morte di circa 300 persone.
Le elezioni generali del 29 maggio, stando a tutti sondaggi pubblicati finora, rischiano di essere le più complicate per l’ANC dal ritorno alla democrazia nel 1994. Il partito di governo potrebbe per la prima volta scendere sotto al 50% dei consensi, secondo alcune rilevazioni anche in modo sensibile. La partita con Zuma, come accennato, si gioca in buona parte nel KwaZulu-Natal, seconda provincia per elettori registrati del paese dove ANC e Mk sarebbero addirittura alla pari.