Sudan: arrestato l’avvocato del Coordinamento Tagadum
Conflitti e Terrorismo Pace e Diritti Politica e Società Sudan
Cresce la repressione del regime militare contro i movimenti della società sudanese
Sudan: agli arresti l’avvocato del Coordinamento delle forze civili democratiche Tagadum
07 Ottobre 2024
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti
Abdullah Hamdok, ex primo ministro e leader del Coordinamento sudanese delle forze civili democratiche (Tagadum)

Il movimento pro-democrazia della società civile in Sudan sempre più nel mirino del governo militare.  

Il 4 ottobre scorso il Comitato per la difesa dei diritti umani e delle libertà ha denunciato la detenzione, di cui non si conoscono le motivazioni, di Muntasir Abdallah, l’avvocato che guida il team legale in difesa dei leader del Coordinamento delle forze civili democratiche Tagadum.

Abdallah è stato arrestato a Port Sudan il 7 settembre dopo aver chiesto l’accesso ai documenti relativi all’indagine contro il leader di Tagadum, l’ex primo ministro Abdallah Hamdok – costretto alle dimissioni dai militari il 2 gennaio 2022 -, e altre 15 figure del Coordinamento.

Lo Human Rights and Freedoms Defence Committe chiede alle autorità di rilasciare immediatamente l’avvocato e di garantire la sua sicurezza, denunciando “una violazione dei diritti umani e un attacco al diritto del legale di esercitare la sua professione”.

“L’arresto espone la natura repressiva delle autorità di Port Sudan e conferma il loro uso del sistema giudiziario e delle forze dell’ordine per la persecuzione politica”, prosegue la nota.

La denuncia contro i membri di Tagadum è partita lo scorso aprile dal Comitato nazionale per i crimini di guerra, formato dal governo militare che il conflitto contro i paramilitari Forze di supporto rapido (RSF) ha costretto a trasferirsi dalla capitale Khartoum a Port Sudan, nell’est del paese.

La Procura di Port Sudan ha quindi aperto un fascicolo accusando i 16 di aver provocato la guerra contro lo stato, di incitamento, cospirazione, indebolimento dell’ordine costituzionale, crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

In seguito il procuratore generale al-Fateh Tayfour, ha richiesto all’Interpol di emettere un Red Notice (mandato di cattura internazionale) per i membri di Tagadum accusati dalle autorità militari di sostenere le RSF, ovvero il nemico.

Il mese scorso la coalizione ha presentato un appello formale all’Interpol affinché respinga la richiesta.

Al regime filo-islamista non è andato giù il fatto che il movimento pro-democrazia abbia ospitato in un incontro avvenuto il 1° gennaio in Etiopia, il capo delle RSF Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemeti, firmatario in quell’occasione della cosiddetta Dichiarazione di Addis Abeba, nella quale si impegnava a garantire accesso agli aiuti nelle aree da lui controllate e a creare le condizioni per il ritorno dei civili sfollati. Cose peraltro mai avvenute.

Da allora si è registrata una crescente repressione – con decine di arresti negli ultimi mesi – da parte delle autorità allineate all’esercito, nei confronti di tutte le entità legate ai movimenti della società sudanese che dalla deposizione del dittatore islamista Omar El-Bashir, l’11 aprile 2019, si battono per l’instaurazione nel paese di un sistema democratico e di diritto, guidato da un governo di civili.

Tra questi i comitati di resistenza, una rete di giovani attivisti e attiviste che operano a livello locale come forze di opposizione al regime militare e in sostegno alla popolazione. Sono loro alla base delle cosiddette Emergency Response Room, un sistema di mutua assistenza divenuto indispensabile strumento di sopravvivenza per i civili vittime del conflitto. Tanto da essere tra i candidati al premio Nobel per la pace 2024.

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it