Mentre sale la tensione tra Israele e Iran e si infiamma il “fronte meridionale” del conflitto mediorientale con lo scambio di attacchi armati tra Tel Aviv e gli houthi dello Yemen, sostenuti da Teheran, il percorso di riavvicinamento tra Iran e Sudan segna un nuovo passo avanti.
Ieri il capo dell’esercito sudanese, leader de facto del governo, ha ricevuto a Port Sudan, sul mar Rosso, il nuovo ambasciatore iraniano Hassan Shah Hosseini, mentre l’ambasciatore sudanese Abdelaziz Hassan Saleh, è partito alla volta di Teheran.
Questo è “l’inizio di una nuova fase nel corso delle relazioni bilaterali tra i due paesi”, ha detto il sottosegretario del ministero degli Esteri, Hussein al-Amin, accogliendo il diplomatico iraniano.
Si consolida così la posizione dell’Iran in un’area divenuta sempre più strategica per gli interessi del regime degli ayatollah.
Un percorso di riavvicinamento iniziato nell’ottobre 2023 con un accordo per la ripresa delle relazioni diplomatiche interrotte otto anni prima e con un accordo che ha permesso alle Forze armate sudanesi di dotarsi di droni iraniani, indispensabili nella guerra che da oltre 15 mesi l’esercito combatte contro i paramilitari Forze di supporto rapido (RSF), sostenuti militarmente dagli Emirati Arabi Uniti. Nuove armi che hanno permesso all’esercito di riconquistare parte del territorio dopo mesi di sconfitte.
Il passo successivo per Teheran potrebbe essere la concessione, finora negata dal Sudan, di installare una sua base militare permanente sulla costa del mar Rosso.
L’Iran da mesi sta facendo pressioni sui vertici sudanesi in questo senso, deciso a ritagliarsi un ruolo sempre più da protagonista nella regione. A maggior ragione dopo la recente escalation di tensione armata iniziata con l’attacco di droni lanciato contro Tel Aviv dalle milizie houthi, cui Israele ha risposto il 20 luglio, colpendo a sua volta “obiettivi militari” nel porto yemenita di Hodeidah.
Con l’inizio del conflitto tra Israele e il movimento terrorista filo-iraniano Hamas a Gaza, le milizie houthi hanno iniziato a colpire le navi in transito nel Golfo di Aden dirette verso Israele, causando gravi danni a una delle più trafficate rotte commerciali al mondo.
Ma questo primo scambio di attacchi diretti a distanza fa temere un pericoloso allargamento del conflitto in una regione che già minacciata da tensioni che mettono a dura prova i delicatissimi equilibri interni.