Sudan: carestia diffusa in 14 zone del Nord Darfur - Nigrizia
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A decretarlo è il Famine Review Committee. Tra le aree più colpite il campo profughi di Zamzam, a El Fasher
Sudan: carestia diffusa in 14 zone del Nord Darfur
02 Agosto 2024
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 4 minuti

Le agenzie internazionali che si occupano di sicurezza alimentare lanciavano l’allarme da mesi: se non si permetterà l’accesso di aiuti la popolazione del Sudan sperimenterà la carestia.

Adesso lo spettro dell’assenza di cibo – e della morte ad essa associata – è una realtà. A certificarlo è stato ieri il Famine Review Committee (FRC) nel suo ultimo rapporto che dichiara alcune zone della regione del Darfur settentrionale “a rischio carestia”, in base all’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), il monitoraggio globale dell’insicurezza alimentare.

«Secondo il rapporto, per la prima volta nella storia dell’indagine IPC in Sudan, sono previste condizioni di fame catastrofiche e 14 aree sono dichiarate “a rischio carestia” nei prossimi mesi», ha detto il ​​portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric.

Una delle zone più colpite è il campo profughi di Zamzam, a sud del capoluogo regionale, El Fasher, che attualmente ospita più di mezzo milione di persone, ma dove la gente continua ad arrivare, in fuga dai combattimenti tra l’esercito e le milizie Forze di supporto rapido (RSF), in corso ormai da maggio.

“La portata della devastazione causata dalla crescente violenza a El Fasher è profonda e straziante”, afferma l’FRC, spiegando come la popolazione del campo di Zamzam sia aumentata a dismisura da aprile.

Il rapporto

Il comitato FRC ha analizzato due rapporti. Il primo è l’ultima valutazione del gruppo di lavoro IPC del Sudan, che afferma che 25,6 milioni di persone, ovvero il 54% della popolazione, si trovano in alti livelli di insicurezza alimentare acuta, con 14 aree a rischio carestia.

Il secondo è quello pubblicato ieri dall’agenzia statunitense Famine Early Warning Systems Network (Fews Net) in cui si afferma che è possibile che la carestia sia in corso anche nei campi di Abu Shouk e Al Salam, sempre vicino a El Fasher, ma che non ci sono prove sufficienti per affermarlo con certezza.

La carestia

Le condizioni per classificare la carestia – l’ultima delle cinque fasi previste dall’IPC – sono che almeno il 20% delle famiglie sia in una situazione di estrema mancanza di cibo, con il 30% dei bambini gravemente malnutriti e con 2 persone su 10mila che muoiono ogni giorno di fame o di malattie associate alla malnutrizione.

La classificazione IPC non dichiara carestia, ma fornisce le prove per una dichiarazione ufficiale. È solo la terza volta che viene fatta una classificazione di carestia da quando il sistema è stato istituito 20 anni fa.

La fame come arma di guerra

“I principali fattori di carestia nel campo di Zamzam sono il conflitto e la mancanza di accesso umanitario, entrambi immediatamente risolvibili con la necessaria volontà politica”, ha affermato l’FRC.

Da mesi le agenzie umanitarie denunciano il blocco e il saccheggio degli aiuti da parte di entrambe le parti in conflitto.

«I nostri camion hanno lasciato N’Djamena, in Ciad, più di sei settimane fa e avrebbero dovuto raggiungere El Fasher ormai, ma non abbiamo idea di quando verranno rilasciati», ha affermato Stéphane Doyon, responsabile delle emergenze in Sudan di Medici senza Frontiere, una delle ultime organizzazioni sanitarie rimaste nella città sotto assedio.

I camion trasportano cibo terapeutico e forniture mediche per i bambini nel campo di Zamzam, nonché forniture chirurgiche per l’ultimo ospedale in cui si eseguono interventi chirurgici rimasto operativo a El Fasher, dove – così come accade in altre zone di conflitto in tutto il Sudan – gli ospedali vengono attaccati, saccheggiati e colpiti.

Ad aggravare ulteriormente la situazione è il vertiginoso aumento dei prezzi dei generi di prima necessità, in parte dovuto all’inflazione, schizzata al 136,67% nella prima metà del 2024, in parte alla scarsità degli stessi e alla speculazione commerciale.

Il mercato principale nel campo di Zamzam – fa notare il rapporto dell’FRC – è aperto solo a intermittenza e a giugno i prezzi erano saliti alle stelle: + 63% per l’olio da cucina, + 190% per lo zucchero, + 67% per il miglio e + 75% per il riso.

Uno scenario catastrofico che, fa notare anche l’FRC, è destinato a peggiorare e ad allargarsi nei prossimi mesi, in quanto non si intravedono spiragli di apertura al dialogo da parte dei due belligeranti.

Un nuovo tentativo per arrivare a un cessate il fuoco che permetta la consegna di aiuti umanitari è in programma dal 14 agosto a Ginevra, ma le possibilità che si concretizzi una tregua appaiono ogni giorno più flebili.

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