L’imponente offensiva lanciata dall’esercito nelle ultime settimane per la riconquista dei territori occupati dai paramilitari Forze di supporto rapido (RSF) sembra aver sortito anche l’effetto di ampliare le tensioni e i dissapori interni ai vertici della milizia. Con una serie di importanti defezioni di ufficiali di alto rango.
Dopo la prima diserzione di alto profilo registrata dall’inizio del conflitto il 15 aprile 2023, quella del comandante delle RSF nello stato centro-orientale di Al-Jazirah, Abuagla Keikal, annunciata il 20 ottobre, altri cinque ufficiali hanno comunicato, il 26 ottobre a Port Sudan, sede provvisoria del governo de facto, il loro abbandono delle RSF a favore dell’esercito.
Si tratta di consiglieri del leader delle RSF, il generale Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemeti, che accusano di aver innescato il conflitto a causa del rifiuto, da parte dell’esercito, di approvare un piano di sviluppo, da realizzare grazie a 30 milioni di dollari di finanziamenti esteri, che includeva la costruzione di 3 aeroporti, 3 porti e 16 campi di addestramento per 30mila combattenti nell’area strategica del Mar Rosso.
È quanto affermato dall’ex consigliere di Hemeti per il Sudan orientale Abdel Qadir Ibrahim Ali Mohamed, il quale sostiene che in questo modo, Dagalo abbia tentato di prendere il controllo della costa sudanese, nello stato del Mar Rosso, storica roccaforte dell’esercito.
«Hemetti ha informato il comitato delle RSF che avrebbe preso il potere se i progetti non fossero stati approvati», ha detto Mohamed.
Un racconto aggiunge un ulteriore tassello ai reali motivi che hanno causato lo scoppio del conflitto, ovvero la volontà di non cedere ai civili (le Forze per la libertà e il cambiamento) il governo del paese, fino ad allora in mano a esercito ed RSF in sodalizio dopo il golpe del 25 ottobre 2021.
Gli ex consiglieri di Hemeti hanno spiegato che la loro decisione è maturata dopo otto mesi di discussioni interne e che presto anche altri tre consiglieri lasceranno le RSF.
Senza aggiungere ulteriori dettagli, riporta l’emittente francese RFI, l’ex direttore delle comunicazioni, Mohamad Othman Omar, ha poi rivelato che le comunicazioni delle RSF sono gestite dall’estero da una società israeliana.
Non resta ora che attendere la reazione delle Forze di supporto rapido a queste diserzioni, che certo indeboliscono la milizia in una fase particolarmente critica del conflitto.
È da ricordare che come ritorsione dopo la defezione di Abuagla Keikal le RSF hanno compiuto una serie di feroci attacchi in 6 città e 58 villaggi nello stato di Al Jazirah, uccidendo decine di civili e commettendo stupri, rapimenti e pulizia etnica, e sfollando migliaia di persone, come denuncia la Al Jazirah Conference, un gruppo della società civile locale.
Fin dalle prime fasi della guerra le Forze di supporto rapido sono sostenute anche dagli Emirati Arabi Uniti, come confermato da rapporti delle Nazioni Unite e inchieste giornalistiche internazionali.