I comitati di resistenza, gruppi della società civile che guidano le proteste contro il golpe militare del 25 ottobre, hanno pubblicato per la prima volta il 27 febbraio una carta politica, in cui espongono le richieste chiave per uscire dalla crisi.
La “Carta per l’istituzione dell’Autorità popolare” prevede una transizione di due anni sotto un primo ministro, nominato dai firmatari del documento, con funzioni di capo dello stato e comandante dell’esercito, la nomina di un parlamento di transizione e la ratifica di una nuova costituzione. Al documento possono aderire partiti e organizzazioni della società civile, tutti tranne i militari golpisti e i seguaci del deposto presidente Omar El-Bashir e del suo disciolto Partito del congresso nazionale (Ncp).
La Carta cancella il documento transitorio firmato nel 2019 che stabiliva la condivisione del potere tra militari e civili – peraltro reso nullo dal golpe militare di ottobre – e chiede una revisione completa dell’accordo di pace di Juba dell’agosto 2020, che ha portato al governo esponenti delle milizie firmatarie.
Il documento prevede anche l’istituzione di tribunali speciali per i diritti umani e la possibilità di ricorrere a organizzazioni internazionali per ottenere giustizia di transnazionale.
Intanto i comitati di resistenza locali continuano a pianificare nuove proteste di piazza nella capitale e nelle principali città del paese. Manifestazioni regolarmente disperse con violenza dai militari. 82 i morti L’ultima, con dozzine di feriti, si è svolta sabato 26 febbraio, quando nelle strade di Khartoum sono scesi “madri e padri” per sostenere i giovani manifestanti.