Sudan: si compatta il fronte democratico interno contro la guerra
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Riuniti in Etiopia partiti politici, associazioni professionali, comitati di resistenza, intellettuali e società civile
Sudan: si compatta il fronte democratico interno contro la guerra
23 Ottobre 2023
Articolo di Redazione
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(Credit: shutterstock)

Per la prima volta dall’inizio del conflitto in Sudan, il 15 aprile, le variegate forze che compongono il movimento pro-democrazia del paese si sono riunite per costruire un’opposizione popolare alla guerra e fare pressione sui belligeranti.

Dopo mesi di preparazione con altri incontri a Juba e Il Cairo, dal 23 al 26 ottobre (in ritardo di due giorni rispetto a quanto previsto) si svolge nella capitale etiopica ad Addis Abeba una conferenza che vede protagonisti decine di partiti politici, ex movimenti armati, associazioni professionali, comitati di resistenza, intellettuali e società civile.

Focus del summit è l’organizzazione di un fronte sempre più allargato di una coalizione globale contro la guerra che si chiamerà Fronte civile per fermare la guerra e ristabilire la democrazia (Civil front to stop the war and restore democracy).

Tra i principali promotori dell’iniziativa l’ex primo ministro Abdalla Hamdok, il cui governo condiviso tra civili e militari è stato rovesciato da questi ultimi il 25 ottobre 2021.

Il tentativo di creare un fronte unitario contro la guerra è uno sforzo immane, considerata la grande frammentazione dei movimenti sudanesi che si oppongono alle principali parti in conflitto: l’esercito, le milizie islamiste e i paramilitari Forze di supporto rapido (RSF).

Alcuni, come il partito Arabo Socialista Baath, pur condividendo l’ideale di un governo democratico, hanno declinato l’invito. Anche tra i vari comitati di resistenza c’è chi ha scelto di non partecipare, come i comitati del Nilo Orientale, fa sapere il Sudan Tribune. Mentre quelli di Omdurman e Khartoum Bahri non hanno confermato la loro presenza.

Restano per il momento a guardare anche altri importanti attori, come l’SPLM-N guidato da Abdel Aziz al-Hilu – attivo nei Monti Nuba – e il Movimento di liberazione del Sudan guidato dal darfuriano Abdel Wahid Nur (SLM-AW). Hamdok avrebbe cercato fino all’ultimo di portare questi due gruppi ad partecipare all’incontro di Addis Abeba.   

Nuovi colloqui a Jeddah

Intanto si regista una possibile apertura al dialogo da parte dell’esercito, il cui vicecomandante, tenente generale Shams al-Din al-Kabashi, il 21 ottobre, parlando agli ufficiali militari nella base di Wadi Saydna, a Omdurman, ha annunciato che una delegazione dell’esercito si recherà il 26 ottobre a Jeddah.

Nella capitale saudita si sono svolti dall’inizio della guerra una serie di tentativi di dialogo, formali e informali, tutti falliti. L’ultimo colloquio segreto si è concluso con l’abbandono delle forze armate, il 27 luglio.

Kabashi ha spiegato che con i mediatori sauditi e statunitensi si tornerà ad affrontare la questione della tragedia umanitaria e la possibilità di apertura di corridoi per gli aiuti.  

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