Per ora sono dichiarazioni, ma tra Israele e il Sudan continua il disgelo iniziato nel 2019 quando la mobilitazione della società civile fece cadere il regime islamista di Omar El-Bashir, nemico giurato dello stato ebraico.

Dopo la sua visita a Khartoum, Eli Cohen, ministro degli esteri israeliano, ha annunciato ieri che «è stato trovato un accordo per firmare un trattato di pace tra i due paesi». Una firma che non avverrà a breve ma solo quando «ci sarà in Sudan il trasferimento del potere a un governo civile come previsto dal processo di transizione in atto».

Già nel gennaio 2021, il Sudan aveva aderito agli Accordi di Abramo, attraverso i quali altri tre paesi arabi – Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Marocco – hanno riconosciuto Israele.

Il Ciad apre ambasciata a Tel-Aviv

E un’altra tappa di riavvicinamento a Israele si registra in Ciad. Il presidente Mahamat Idriss Déby Itno ha inaugurato ieri l’ambasciata ciadiana a Ramat Gan non lontano da Tel-Aviv.

Le relazioni diplomatiche tra i due paesi erano state riallacciate all’inizio del 2019 dopo 47 anni di interruzione. Erano state interrotte nel 1972, in un’epoca segnata da conflitti arabo-israeliani, in seguito alla pressione esercitata dalle nazioni africane musulmane sul Ciad, paese a maggioranza musulmana.

Negli ultimi anni, Israele ha aperto prospettive di cooperazione con il Ciad nei comparti agricolo, tecnologico e della sicurezza.

Le Nazioni Unite lavorano per un accordo tra israeliani e palestinesi. Nel frattempo l’Onu ritiene che le rappresentanze diplomatiche non si debbano stabilire a Gerusalemme. Ad oggi solo quattro paesi non hanno tenuto in considerazione quanto stabilito dall’Onu: Stati Uniti, Guatemala, Honduras e Kosovo.