“Non perdiamoci d’animo nel nostro impegno per la pace, la riconciliazione e la guarigione, che si incarnano nel tema del nostro Congresso Eucaristico Un solo corpo, un solo spirito in Cristo”. Scrivono i vescovi cattolici del Sudan e Sud Sudan nel comunicato pubblicato il 24 novembre, al termine della celebrazione del Congresso Eucaristico e del Giubileo d’oro della Chiesa cattolica nei due paesi.
La Conferenza Episcopale riunita ha espresso grande preoccupazione per la condizione precaria dei due paesi, da un lato il conflitto in Sudan e dall’altro lo stato di stallo in cui versa il processo di pace in Sud Sudan.
A proposito del quale, incontrando i vescovi a Kit, nell’Equatoria Orientale, dove i vescovi sudsudanesi hanno celebrato il Congresso Eucaristico, il presidente Salva Kiir ha accolto il loro appello rassicurandoli del suo impegno nel voler mantenere la pace nel paese.
“Con i ricorrenti rinvii delle elezioni democratiche – hanno scritto i vescovi – la speranza di una pace sostenibile sta scemando”.
I prelati sudsudanesi in particolare esortano il governo e i gruppi di opposizione ad accelerare l’attuazione delle tappe fondamentali dell’Accordo rivitalizzato del 2018 sulla risoluzione del conflitto civile, giungendo a una rapida conclusione di Tumaini, l’iniziativa di mediazione di alto livello in corso da maggio a Nairobi tra il governo e i gruppi armati non firmatari dell’accordo di pace.
E chiedono infine la rapida promulgazione di una nuova Costituzione, esortando la comunità internazionale a continuare a sostenere gli sforzi del Sud Sudan per raggiungere stabilità e sviluppo.
Come noto, il “Tumaini Consensus”, protocollo d’intesa firmato dal governo provvisorio e dall’Alleanza del movimento di opposizione del Sud Sudan (South Sudan Opposition Movement Alliance – SSOMA) prevedeva che si tenessero elezioni generali entro il 2024, posticipate tuttavia al dicembre 2026.
A dimostrazione che continua l’instabilità nel paese, come confermato peraltro dalla sparatoria verificatasi il 21 novembre nella capitale Juba tra unità dell’apparato di sicurezza del potente ex capo della sicurezza nazionale Akol Koor Kuc, agli arresti domiciliari dopo che in ottobre era stato licenziato da Salva Kiir.
E la cui defenestrazione ha confermato che è presente una lotta di potere all’interno del governo del presidente.
Riguardo poi alla situazione di conflitto in Sudan, dove la guerra civile imperversa dall’aprile 2023, i vescovi hanno rimarcato che “migliaia di sudanesi hanno perso la vita e milioni sono fuggiti dalle loro case per cercare rifugio internamente o nei paesi vicini. Mentre le conseguenze umanitarie sui civili hanno superato ogni limite, e devono essere condannate nei termini più forti possibili”.
Esortando dunque i contendenti e i loro sostenitori a rispettare il diritto umanitario e ad astenersi dal bloccare i corridoi umanitari per l’assistenza salvavita, i vescovi hanno incoraggiato credenti e persone di buona volontà a farsi testimoni fedeli della verità e dell’amore di Dio verso tutti.