Gli obitori sono intasati e decine di cadaveri stanno marcendo per le strade di Khartoum. E c’è il rischio di una epidemia di colera.
Lo riporta il Jordan Times che ha raccolto la denuncia di organizzazioni e operatori umanitari che lavorano in Sudan, dove da quasi quattro mesi è in corso un conflitto che contrappone l’esercito e le forze paramilitari di supporto rapido (Rfs) per prendere il controllo della capitale.
Purtroppo anche i corpi che si trovano negli obitori si stanno decomponendo: vuoi a causa delle prolungate interruzioni di energia elettrica vuoi per la scarsità di personale che se possa occupare.
I dati ufficiali dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari si fermano a metà luglio e dicono 1.100 persone uccise e oltre 12.100 ferite. I numeri effettivi sono probabilmente molto più alti. Secondo l’Unicef, 435 bambini sono stati uccisi e almeno altri 2.025 feriti.
L’organizzazione Save the Children mette in guardia su un’epidemia di colera che si va sviluppando nella capitale. La malattia infettiva appare molto spesso nelle zone di guerra e si diffonde rapidamente attraverso l’acqua contaminata. In Sudan in genere si assiste ogni anno a un aumento dei casi di colera durante la stagione delle piogge che iniziata in giugno, ma l’attuale assenza di laboratori di sanità pubblica funzionanti rende difficile valutare lo stato della crisi.
Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, oltre 4 milioni di persone sono fuggite dal conflitto e più della metà dalla sola capitale. Inoltre circa 20 milioni di sudanesi, cioè oltre il 42% della popolazione, soffrono di insicurezza alimentare acuta.
Quanto allo scontro in atto tra esercito e Rfs, non si profila ancora la possibilità di intavolare una trattativa.