Nel Sudan meridionale lo scorso 26 giugno un tribunale di Kosti, nello Stato del Nilo Bianco, ha condannato a morte per lapidazione Maryam Alsyed Tiyrab, una donna di 20 anni accusata di adulterio. La sentenza deve essere approvata dalla Corte suprema.
L’organizzazione per i diritti umani Centro africano per gli studi su pace e giustizia (African Center for Justice and Peace Studies – Acjps), ha affermato che la sentenza viola gli standard internazionali e ha invitato le autorità sudanesi a revocarla, denunciando inoltre diverse irregolarità che hanno contaminato anche le indagini e il processo.
Nonostante la caduta del regime islamista di Omar El-Bashir nell’aprile 2019, in Sudan resta in vigore la pena capitale anche per i crimini di Hudud – tra cui apostasia, furto, rapina, adulterio, calunnia e consumo di alcolici -, per cui si applica il Codice penale islamico che comporta sanzioni che includono l’amputazione di mani e piedi, la fustigazione e la morte per lapidazione.
Oltre che in Sudan, la lapidazione è una forma legale di pena capitale in Nigeria settentrionale, Somalia, Mauritania, Pakistan, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Yemen.