“I militari tornino nelle caserme”. È lo slogan scandito anche ieri nelle vie di Khartoum, capitale del Sudan, da migliaia di manifestanti.
Una protesta e una invocazione che si ripete ogni settimana da quasi un anno, dal quel 25 ottobre 2021 quando il colpo di stato del generale Abdel Fatah al-Burhane ha bloccato la transizione iniziata nel 2019 con la caduta della dittatura di Omar El-Bashir.
I cittadini sudanesi chiedono che il potere torni nelle mani dei civili e continueranno a chiederlo, anche se le loro richieste vengono respinte brutalmente. Secondo fonti delle Forze per la libertà e il cambiamento, il principale raggruppamento di associazioni della società civile, le manifestazioni sono costate ad oggi 116 morti e migliaia di feriti.
Alla repressione va aggiunto anche il marasma economico. L’inflazione sfiora il 200% al mese, il valore della sterlina sudanese è in caduta libera, il prezzo del pane è aumentato di 10 volte nell’arco di 10 mesi.
Secondo le Nazioni Unite un sudanese su tre necessità di aiuto umanitario.