Dopo settimane di trattative nella città saudita di Jeddah, il 20 marzo i delegati dell’esercito del Sudan (Saf) e dei ribelli Forze di supporto rapido (Rsf) hanno raggiunto un nuovo accordo per un cessate il fuoco umanitario che dovrebbe entrare in vigore questa sera e durare per sette giorni.
Ѐ l’ultimo di una serie di intese per lo stop alle armi raggiunte dallo scoppio del conflitto, il 15 aprile, tutte ampiamente disattese da entrambe le parti.
Le trattative, mediate da Arabia Saudita e Stati Uniti, erano iniziate il 6 maggio e cinque giorni dopo – l’11 maggio – avevano portato alla firma della “Dichiarazione di Jeddah”, nella quale nuovamente Saf ed Rsf si erano impegnati a proteggere i civili e a sospendere i combattimenti per permettere la consegna di aiuti alla popolazione, stremata da carenza di assistenza sanitaria, carburante cibo e acqua potabile, in particolare nella capitale Khartoum e a El Geneina, nel Darfur Occidentale.
Questa volta a sostegno dell’impegno per il cessate il fuoco, riaffermato ieri dai due contendenti, è previsto un meccanismo di monitoraggio internazionale. Se rispettata, la tregua umanitaria potrebbe aprire la strada a colloqui politici che coinvolgono l’Igad, l’Unione Africana, le Nazioni Unite e i principali attori internazionali.
Sul terreno si continua a combattere. In particolare per il controllo di due punti strategici: il ponte di Halfaia, che connette Khartoum Nord a Omdurman, e la principale base aerea militare, l’aeroporto di Wadi Seidna, una ventina di chilometri a nord della capitale, che da circa una settimana le Rsf cercano di conquistare.
Malik Agar nuovo vicepresidente
Intanto, dopo aver sciolto le Rsf il mese scorso, dichiarandole “forza ribelle” e congelato i loro conti bancari, il 19 maggio scorso il capo dell’esercito e presidente del Consiglio sovrano, generale Abdel Fattah al-Burhan, ha destituito il suo ex vice Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemetti, ora alla testa della ribellione.
Al suo posto è stato nominato Malik Agar Ayer, ex leader di una fazione armata dell’Splm-N firmataria degli accordi di pace di Juba nel 2020 (che conta però ancora su un migliaio di uomini armati). Agar, originario dello stato del Nilo Azzurro e ancora legato al Splm del presidente sudsudanese Salva Kiir, diventa così vicepresidente del Consiglio sovrano.
“Il nostro dovere oggi è lavorare per fermare questa guerra e raggiungere soluzioni logiche attraverso il tavolo dei negoziati per fermarla, limitarne gli effetti e mitigarne l’impatto sul nostro amato popolo”, ha dichiarato Agar accettando la nomina. Nella sua dichiarazione, Agar ha voluto anche “rendere omaggio ai giovani dei comitati di resistenza”, impegnandosi a “lavorare per completare il percorso di trasformazione civile e democratica” del paese.
Al-Burhan ha anche annunciato tre nomine nell’alto comando delle Saf. Il nuovo vice comandante in capo delle forze armate è il tenente generale Shamseldin Kabbashi e i nuovi assistenti di al-Burhan sono il tenente Yasir El Atta e il tenente della marina Ibrahim Karima. (MT)