L’effetto imitazione delle proteste antigovernative della Generazione Zeta in Kenya preoccupa anche la vicina Tanzania, dove la polizia è stata impegnata a prevenire un raduno del principale partito di opposizione, Chadema, in occasione della Giornata mondiale della gioventù, il 12 agosto.
Una prevenzione attuata prima con l’annuncio del divieto della manifestazione per motivi di sicurezza e poi con l’arresto di cinque esponenti di spicco del Chadema, tra cui anche lo storico oppositore Tundu Lissu.
Il politico e altri tre funzionari, ha affermato il Chadema, sono stati arrestati il giorno prima del previsto raduno della sezione giovanile del partito – chiamata Bavicha – a Mbeya, nel sud-ovest del paese, mentre il presidente del partito Freeman Mbowe e il capo della sua ala giovanile John Pambalu, sono stati arrestati ieri pomeriggio al loro arrivo all’aeroporto regionale.
Il portavoce di Chadema, John Mrema, ha inoltre affermato che l’11 agosto gruppi di giovani che viaggiavano su autobus noleggiati sono stati fermati e costretti a tornare nelle rispettive regioni sotto scorta armata.
Mrema denuncia anche l’arresto di “oltre 400 persone”.
Sulla repressione è intervenuta anche Amnesty International che chiede la fine di arresti di massa e detenzioni arbitrarie in Tanzania, denunciando l’“intensificarsi delle intimidazioni nei confronti dei membri dell’opposizione politica in vista delle elezioni locali di dicembre e delle elezioni generali del 2025”.
Un tema, quello delle prossime elezioni, sul quale il Chadema sta battendo da tempo, chiedendo modifiche del sistema elettorale e della Costituzione che consentano un’equa competizione tra tutti i partiti.
Quanto sta avvenendo sembra rievocare i tempi della dura repressione del dissenso che parevano almeno in parte superati grazie alle riforme volute lo scorso anno dalla presidente Samia Suluhu Hassan che dal 2021 presiede anche il Chama Cha Mapinduzi (CCM), il partito al potere fin dall’indipendenza.
Una serie di aperture sul piano dei diritti civili, tra cui la revoca del divieto di raduni dell’opposizione imposto nel 2016 dal suo predecessore John Magufuli, con l’impegno al ripristino della politica competitiva, che avevano permesso il rientro di Tundu Lissu dall’esilio in Belgio, dove si era rifugiato dopo l’attentato subito a Dodoma nel 2017.